Regia di David Wnendt vedi scheda film
Adolf Hitler si risveglia nella Berlino di oggi, presuntivamente nel cortile adiacente al bunker della Cancelleria, dove si suicidò insieme a Eva Braun il 30 aprile del 1945. Pensando di trovarsi ancora nell'ultimo anno della Seconda Guerra Mondiale, il Führer è inizialmente sorpreso di come i berlinesi abbiano saputo ricostruire velocemente la città distrutta. Poi, ospitato all'interno di un'edicola, legge i giornali e comprende di vivere in un'altra epoca. Comincia ad aggirarsi per Berlino vestito nella sua uniforme logora e puzzolente (anche se la morte ha trattato bene il Führer, la sua uniforme non è stata lavata per più di settant'anni), senza che i berlinesi si scandalizzino più di tanto. L'uomo sarebbe un disadattato come tanti, se un giornalista televisivo, appena licenziato dal network per cui lavorava, non si impadronisse del personaggio per lanciarlo mediaticamente. E alla televisione il personaggio Hitler funziona eccome: in mezzo a tanta tv spazzatura, balletti idioti e programmi di cucina, le tesi spicce del Führer fanno presa sui telespettatori, evidentemente dimentichi della dittatura, della guerra e delle stragi naziste. Televisivamente, come si dice oggi, Hitler buca lo schermo e del resto non gli si può non riconoscere - si fa per dire - una certa chiarezza di obiettivi ed efficacia di linguaggio, nonché una posizione politica assai meno oscillante rispetto a tanti suoi successori dei nostri tempi.
Detto dell'originalità dell'idea di Wnendt, bisogna ammettere che questa fantasia politica lascia abbastanza il tempo che trova, anche se ha il merito di mettere in guardia da possibili ritorni, a breve scadenza, di ideologie folli, pericolose e neanche tanto mascherate, bensì ben riconoscibili dai baffetti e dalle svastiche. Anzi, Lui è tornato è un titolo fin troppo rassicurante, perché in realtà lui è già tra noi e probabilmente non se ne è mai andato e stava solo dormendo nel cortile della Cancelleria.
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