Hugo Barine è confinato in un ruolo di secondo piano di un partito sovversivo. Il grande capo, Hoederer, è odioso e i suoi sottoposti non hanno alcuna stima di Hugo. Un attentato contro Hoederer potrebbe quindi essere l'occasione giusta per farsi notare e per fare giustizia.
Sartre rivisto da Aki Kaurismaki: Le mani sporche è un testo antipolitico dei più espliciti e laconici mai realizzati, un manifesto di cinismo e misantropia, un affresco di ordinaria malvagità e disprezzo dell'uomo nei confronti del suo simile. Il regista e sceneggiatore finlandese sguazza in questo mare da sempre e non deve avere avuto alcuna difficoltà nello scegliere non solo il dramma dello scrittore francese, ma anche gli attori per metterlo in scena: i suoi prediletti interpreti Matti Pellonpaa e Kati Outinen figurano infatti in prima linea e rendono al cento per cento come di consueto in ruoli di miserabili ridotti in ginocchio dal destino perennemente avverso. Kaurismaki non deve fare altro che amministrare la situazione come sa fare, con un budget ridotto ma non infimo: interni e dialoghi - volutamente miseri i primi e miserrimi i secondi - sono le fondamenta della sceneggiatura e la trama, pur presentando flashback e salti temporali, risulta di una linearità ineccepibile. Lavoro televisivo fra i meno noti del regista scandinavo, Le mani sporche conta anche sulle presenze di Sulevi Peltola e Kaija Pakarinen, dura appena settanta minuti e nella filmografia del regista si situa a cavallo fra Leningrad cowboys go America (1989) e La fiammiferaia (1990). 6,5/10.
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