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Born to be Blue

Regia di Robert Budreau vedi scheda film

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La recensione su Born to be Blue

di Mulligan71
6 stelle

Budreau, misconosciuto regista canadese, ha del fegato: inserirsi nel mondo dei biopic, terreno già di per sé scivolosissimo, con del materiale scottante, difficile, come la vita di Chet Baker, genio del jazz, certo, ma anche icona stratificata, bipolare, profonda, è stato un azzardo. Un tentativo coraggioso che, a conti fatti, non è del tutto da scartare. Dalla sua ha una splendida interpretazione di Ethan Hawke, che da tempo voleva interpretare il trombettista dell'Oklahoma. Si vede, si sente, "to feel", che Hawke ambiva a vestire i panni di Chet, e questo aiuta enormemente un film che non ha neppure i diritti all'uso delle incisioni di Baker. Budreau, poi, ha fatto, giustamente, delle scelte: ha deciso di concentrarsi sul lato più malinconico dell'artista, quella sua anima blu di quando cantava e suonava, piuttosto che sul lato selvaggio e autodistruttivo, quasi del tutto lasciato da parte. Una scelta limitante, senz'altro, che dà al personaggio quasi solo una dimensione. Ha poi preferito concentrarsi su una piccola porzione di vita di Chet Baker, quella che lo vede lottare per tornare a suonare, dopo che, si dice, dei debiti non pagati lo portarono a un pestaggio che gli causò la perdita pressoché totale dei denti. Grossomodo, quattro o cinque anni, fra il 1965 e il 1970. Qui, Budreau, comprime tutto quello che vuole dire sul jazzista, gli affianca una donna, un'ottima Carmen Ejogo, come musa e summa di tutte le donne più importanti di Baker, e costruisce, punto negativo, una storia d'amore e droga, che è, a mio modo di vedere, troppo protagonista nel racconto. "Born To Be Blue" è qualcosa che potrebbe piacere al grande pubblico, non essendo mai troppo complicato, metaforico, cattivo, sporco, finendo, però, nel calderone della media qualitativa dei soliti biopic. C'è pure una bella fotografia della California dell'epoca, dei suoi paesaggi fra Big Sur e dintorni, ma è tutto un po' da cartolina e semplicemente funzionale alla storia. Last but not least, è per il 95% finzione, visto che nessuno sa come davvero siano andate le cose per Chet, in quei durissimi anni lontano dalla musica. E, conoscendo il personaggio, dubito che siano andate come sono ipotizzate nel film. Insomma, non aspettatevi niente di che, ma quello che c'è, se amate Chet Baker, è apprezzabile e pedagogico. Ovviamente c'è molto buon jazz, con una colonna sonora, come già scritto, non originale. Per il vero Chet Baker, esiste solo un film: "Let's Get Lost" di Bruce Weber, decisamente di un altro pianeta.

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