Regia di Alec Gillis vedi scheda film
Prima (e intanto unica) regia di un lungometraggio per l'esperto effettista Alex Gillis, responsabile anche della sceneggiatura, della produzione insieme al collega effettista Tom Woodruff Jr. e altra gente e attivo in prima persona (sempre insieme a Woodruff e colleghi) negli effetti speciali, "Harbinger Down" è un horror fantascientifico indipendente del 2015 finanziato in parte tramite kickstarter e nato come 'rivalsa' da parte dello studio ADI nei confronti di produzioni, tra cui il remake (pardon, reboot) di "The Thing", 'ree' di aver sostituito i loro effetti speciali artigianali (o comunque buona parte) con la cgi.
Infatti una delle ragioni principali di questo progetto è, sostanzialmente, ricreare quel gusto appunto 'vintage' nell'effettistica limitando gli interventi digitali semplicemente all'eliminazione di cavi e al compositing (ovvero l'assemblaggio di immagini prese da fonti separate), senza ricorrere a nessuna creazione computerizzata. Questo, unito all'Atmosfera in cui si fondono squisitamente il Gelo e le Mutazioni di "The Thing" con la location 'navale' e le 'infiltrazioni' di "Alien", fusione aiutata dai comuni influssi lovecraftiani e dalla claustrofobia onnipresente, rende "Harbinger Down" un'opera assai intrigante per qualsiasi persona appassionata ('di ogni ordine e grado') di Fantascienza e Horror, e la presenza di Lance Henriksen sicuramente è un motivo di apprezzamento aggiuntivo.
Personalmente, però, ho trovato una forte difettosità nella gestione dei personaggi e delle relazioni tra di loro: tranne Sadie (Balsamo) e il nonno Graff (Henriksen) infatti i legami tra i vari individui a bordo della nave, una piccola squadra di ricerca universitaria e un gruppo di persone pescatrici, mi sono parso abbozzati in modo superficiale. Non che servissero lunghe esposizioni dei vari background: anzi, meglio puntare sulla messa in scena delle connessioni interpersonali senza esplicitarle troppo, come accadeva tra l'altro in "Alien" e a volte sembra accadere qui. Ma secondo me la caratterizzazione del 'nonetto' di umani sulla nave è abbozzato in modo vago se non stereotipato, e l'inserimento di battutine ironiche da action ottantiniano del cazzo (con tanto di 'red/russian scare' stereotipato) rovinano quella tensione interpersonale che, in un'opera claustrofobica come questa, dovrebbe rafforzare significativamente l'Atmosfera. Aggiungiamo che alcun interpreti, in particolare la protagonista femminile Camille Balsamo, non mi hanno convinto molto né per recitazione né per presenza scenica e la difettosità del film si 'aggrava', ai miei occhi.
Detto ciò, però, tutti gli elementi prettamente 'di Genere' della pellicola bastano a renderla un qualcosa di molto interessante e meritevole di (ri)scoperta, e non escludo di poterla apprezzare maggiormente in seguito a successive visioni, magari trovando pure stimolanti spunti di riflessione, esistenziale se non addirittura sociologica.
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