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Paternity Leave

Regia di Matt Riddlehoover vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Paternity Leave

di alan smithee
4 stelle

Anche gli uomini iniziano a partorire: seguiamo le vicissitudini della prima coppia a cui tutto ciò capita. Tra problemi pratici, tecnici, psicologici che portano la coppia, solida e consolidata, vicina alla deriva. Commediola gracile da cui ci si aspettava bel altro slancio, ma che diviene una soap male assemblata già negli ingombranti flashback.

ZE FESTIVAL, NICE 2016

Dal Sundance arriva al festival LGBT di Nizza la commedia che sulla carta doveva fare centro e appassionare il pubblico col suo argomento eccentrico, seppur non nuovo al cinema: la gravidanza maschile.

Vita di coppia normale tra Greg e Ken, che nel festeggiare il loro quarto anniversario come famiglia, si abbandonano all’ebbrezza di un rapporto sessuale libero da vincoli e protezioni.

Poco dopo Greg accusa stanchezza e malesseri generici, tra cui nausee e vomito frequenti, che il medico generico curante riconosce, con un certo sconcerto, essere i sintomi classici di una gravidanza. Poco dopo l’ecografia conferma la straordinaria insolita circostanza: l’uomo è in stato interessante.

Da li le vicissitudini che accompagnano la futura paternità/maternità, con crisi di coppia, gelosie, scelta della balia e tutto il resto di amenità e zuccherini del caso.

Una commedia infarcita di flash-back incasellati in modo pedestre e molesto, scontata e davvero poco divertente, nonostante le premesse, e forse a causa delle eccessive aspettative in merito.

Una insistita unità di luogo presso la camera da letto riduce spesso il film ad una simil-soap in cui ci manca davvero l’aria per respirare. Insomma una cocente delusione, soprattutto memori del gran classico anni ’70 (seppur in chiave etero, ma con le medesime implicazioni “tecniche”) “Niente di grave, suo marito è incinto” del grande Jacques Demy, con l’allora coppia più bella Mastroianni/Deneuve.

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