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Karin Månsdotter

Regia di Alf Sjöberg vedi scheda film

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La recensione su Karin Månsdotter

di mm40
5 stelle
Svezia, sedicesimo secolo. Re Erik XIV si invaghisce di una ragazza del popolo, figlia di un soldato. Molto presto, pur non avendola sposata, ha anche un figlio da lei. Ciò non fa che rinvigorire i complotti di corte contro il sovrano.
 

Karin Mansdotter appartiene alla curva discendente, che coincide con la fase finale, della carriera di Alf Sjoberg. Dopo la Palma d'oro a Cannes nel 1951 (ex aequo con Miracolo a Milano) di La notte del piacere - titolo originale, molto più sensato in quanto titolo dell'opera letteraria da cui il film proviene: Froeken Julie, La signorina Julie - per il regista svedese fu difficile tornare ad affermarsi, quantomeno a livello internazionale. Questo Karin Mansdotter, tratto da un altro testo teatrale di August Strindberg, Erik XIV, è in ogni caso un tentativo sufficientemente riuscito di illustrazione del dramma eponimo, oltre che un esercizio stilistico per Sjoberg, che si diverte ad aggiungere due postille - in apertura e chiusura - alla pellicola. Ovvero una prima parte in stile cinema muto e un finale sotto forma di visione, che riprendono la trama della storia (sceneggiatura del regista). Un esercizio, si diceva, rilevante quantomeno dal punto di vista estetico, poichè la didascalia iniziale che avverte della perenne attualità dei contenuti della storia pare sinceramente un po' forzata; bene gli interpreti, come sempre punto di forza di Sjoberg (che non a caso artisticamente nacque attore): Ulla Jacobsson, Jarl Kulle, Ulf Palme, Olof Windgren sono i nomi principali. La fotografia è affidata al giovane Sven Nykvist, già con Ingmar Bergman l'anno precedente per Una vampata d'amore e suo fedele collaboratore nei lunghi anni a venire. 5,5/10.

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