Regia di Ettore Scola vedi scheda film
Quale regista non ha in qualche modo trattato il rapporto edipico padre-figlio. Ovviamente Ettore Scola non poteva esserne esente, dato che la sua sensibilità ben si addice ad un tema del genere. “Che ora è” è un film di parola, una conversazione sull’incomunicabilità che si trasforma, tra un padre ed un figlio che fondamentalmente non si conoscono e devono porre rimedio prima che sia troppo tardi. Che poi ricorra spesso la domanda che dà il titolo al film è un simbolo, la metafora dell’impossibilità di un rapporto franco e sereno tra due uomini di diverse generazioni che intendono la vita in modi differenti. Questo film ambizioso, scritto da Scola con la figlia Silvia e e Beatrice Ravaglioli, ha un grande pregio e un grande difetto: un tema forte, forse fin troppo descritto al cinema ma sempre con un punto di vista differente ed originale, che cattura la visione attraverso la facile identificazione degli spettatori con i protagonisti ed anche degli attori con i personaggi, ben narrato dalla sceneggiatura che ambisce quasi ad obiettivi psicanalitici d’atmosfera; e un certo pressapochismo della regia di Scola, che regala sì qualche guizzo (specie nel malinconico finale), ma anche parecchia banale consuetudine nella rappresentazione della parola. In questo film crepuscolare che può contare su non rari elementi di sorriso (seppur amarognolo), capitale è la prova dei due interpreti, non a caso premiati a Venezia con una doppia Colpa Volpi. Nonostante l’età sbagliata, Massimo Troisi porta il candore consapevole e dolce della sua recitazione al confronto col candore inconsapevole e al contempo calcolato del maestoso Marcello Mastroianni, praticamente perfetto nei panni di questo genitore che comincia a credere di aver sbagliato tutto.
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