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La voce della luna

Regia di Federico Fellini vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La voce della luna

di axe
7 stelle

Ivo Salvini è un giovane ingenuo, sognatore, mentalmente disturbato, che passa le sue notti intorno e dentro i pozzi delle campagne emiliane, per ascoltare la voce della Luna; conosce il Gonnella, un ex-prefetto che vede spie e complotti ovunque. I due si ritrovano nel corso di una caotica festa di paese che finisce in gazzarra; dopo altre vicende, assistono alla cattura della Luna da parte dei compaesani. Film grottesco, di non facile approccio. Ho colto la costante presenza di simboli, che ci consentono di dar senso a tanti elementi all'apparenza assurdi e senza collegamenti tra loro. I due protagonisti, Ivo e Gonnella, sono persone che vivono ai margini della società, sia fisicamente, sia emotivamente. Le loro menti si spingono oltre, infrangono le barriere delle convenzioni e dell'esteriorità imposta, per acquisire una forma interiore che li mette direttamente in comunione con l'ineffabile, del quale possono cogliere alcuni frammenti. Loro sanno volare alti, sopra un mondo ormai incapace di sognare, dedito alla ricerca dell'edonismo fine a sè stesso, ad uno sterile culto dell'apparire e della materialità, della quale regista e scenografo ci danno conto ricostruendo con ambienti e contesti di una provincia amara e ricca di contrasti, la cultura contadina di cui è permeata è degenerata a causa della violenta irruzione della modernità, dando linfa ai connotati peggiori - ad esempio, il campanilismo. L'irreale "cattedrale nel deserto", una sorta di centro cittadino privo di armonia, invaso dagli autoveicoli, controllato da agguerriti vigili, posizionato tra un'orrido stabilimento industriale ed una campagna trascurata e degradata, è un evocativo simbolo di tanta sproporzione, tra la moderna materialità e l'inconcepibile trascendenza. Le disavventure dei due protagonisti, Ivo e Gonnella, magistralmente interpretati da un Benigni più "quieto" di come siamo abituati a vederlo, ed un Paolo Villaggio non del tutto libero dalle movenze "fantozziane", che comunque ben si adattano al contesto, ci mostrano come non vi sia spazio alcuno per persone come loro nel nostro mondo. Incompresi, trattati come folli, sia dai parenti, sia dalle istituzioni, con l'eccezioni di alcuni personaggi loro simili, sono accomunati dalla loro ricerca, inquietitudine, voglia di spingersi oltre. Emblematiche, a tal proposito, le frasi pronunciate nell'ultima sequenza. Il film ha un ritmo molto irregolare, a momenti lento, a momenti frenetico; ciò, unitamente ad una trama poco "compatta" - molti eventi raccontati appaiono scollegati tra loro, in virtù di un montaggio a volte nervoso che accosta in maniera anomala elementi di tradizione e dirompente modernità con poco o nulla in comune tra loro - rende ostica la comprensione, che comunque è possibile, anche solo grazie ai sentimenti ed alle emozioni evocati dalle molte sequenze notturne o comunque scure, che mostrano i personaggi principali in intimità con loro stessi. Valida opera di un regista di cui conosco poco o nulla e mi riservo di approfondire.

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