Regia di Taika Waititi vedi scheda film
Siamo solo al suo secondo lavoro, ma ill regista di origine maori, neozelandese, si è già guadagnato i gradi per finire in America a girare l'ennesimo film supereroico, con Thor. Un'ascesa velocissima e meritata, per uno dei migliori talenti della cinematografia mondiale, uno che ha il suo stile e sa girare molto, molto bene. L'esordio è stato fulminante, con lo stupendo mockumentary sui vampiri, "What We Do In The Shadows", intelligente e divertente, e anche qui, nonostante "Hunt" sia inferiore, c'è del Cinema, a tratti anche ottimo. Ambientato nella wilderness neozelandese, che già abbiamo potuto apprezzare nella saga de "Il Signore Degli Anelli", (citato, qui, insieme ad altri film), sfruttata in maniera grandiosa, è la storia di una fuga in duo: un ragazzino maori orfano, tutto ciccia e rap, e un selvaggio, godibile, Sam Neill, fra cui nascerà una bella amicizia e una tipica avventura, con tanto di cane al seguito, oltre a mezzo esercito alle loro calcagna. La trama, e anche un po' lo stile, ricordano senz'altro "Moonrise Kingdom" di Anderson, senza i suoi barocchismi e i suoi colori, anche se il film pecca in genialità o, meglio, ne ha molta meno rispetto all'esordio. A tratti incespica in un appiccicaticcio film per ragazzi, quasi alla Walt Disney, ma poi, grazie, appunto, a qualche trovata graziosa, Waititi lo riporta in carreggiata e lo conduce a conclusione senza troppi patemi. E' tutto, volutamente, esagerato e improbabile, ma riesce a rimanere lontano dalla maniera, dal già visto, nel modo sghembo e un po' anarchico che è il marchio di Waititi. Dispiace vedere che sarà già alle prese con il cinema americano e pure di genere. Si rischia di vedere sprecato il suo talento.
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