Regia di Stefano Mordini vedi scheda film
Mi era ahimè sfuggito questo bellissimo noir quando uscì nell'autunno scorso, ma ora ho avuto modo di -felicemente- recuperarlo. Si tratta di una co-produzione tra Francia e Italia, ma firmato da un bravo regista italiano (Stefano Mordini) e adattato da un romanzo scritto da un altro italiano. E qui sarebbe già il caso di gridare al miracolo, perchè che si produca un film italiano che non sia commedia, beh, è un vero e proprio evento. Ormai in Italia è risaputo che i produttori aprono la borsa SOLO per progetti ridanciani, condividendo con gli esercenti il solito sogno di un nuovo Zalone. E chi invece prepara lavori imperniati sul noir, il thriller, o qualunque altro genere, si vede opporre solo rifiuti. Ma non è finita qui, perchè il Mordini -pur alle prese con un dramma di genere- non ci nasconde una sua certa ambizione autoriale, rispetto alla quale il cineasta mi è apparso in buona parte adeguato e all'altezza. Per la nostra cinematografia si tratta di un'esperienza per molti aspetti singolare. Intanto è un film molto duro e del tutto privo di richiami ruffiani. Poi i personaggi sono tutti tratteggiati con uno stile che unisce certe suggestioni di Gomorra ai piu' classici film "di malavita", creando una chiave che potrebbe inaugurare un sottofilone del cinema di genere. Il film vede tra i suoi produttori anche la coppia Scamarcio/Golino ma -soprattutto- a far bella mostra di sè in questa funzione è il prestigioso nome dei celebri fratelli Dardenne. Quando affermo che il film è duro so quel che dico: chi lo ha visto "sa" con quale sistema Pericle umilia le sue vittime e non è elegante parlarne adesso qui. E come nelle classiche storie di camorra, la vicenda è costellata di sgarri, vendette, famiglie e clan in contrapposizione e c'è anche spazio per una breve esibizione neomelodica. Il film però è ambientato tra Liegi e Calais, pur vivendo tutto attraverso l'humus culturale della comunità malavitosa italiana. Con le solite pizzerie ad occultare il lavoro sporco delle bande camorristiche. Il film genera emozioni forti ed è pacifico che sui nostri schermi chissà quando ci ricàpita una proposta del genere. Pericle è scagnozzo del boss napoletano Don Luigi, che lo utilizza come (diciano) "regolatore di conti". Ma Pericle un giorno fa un errore, colpendo la persona sbagliata e allora tutti (compreso il suo protettore Don Luigi) gli si mettono alle calcagna, costringendolo a lasciare Liegi diretto verso Calais. Dove, senza una casa e senza amici, finisce col piazzarsi nell'appartamento di una bella fornaia separata con la quale apre un rapporto, all'inizio difficile e poi sempre più fluido. Ed è da lei che tornerà in taxi nel finale ottimistico che fa seguito però ad un drammatico confronto finale tra Pericle e Don Luigi. E vediamo allora il cast. Riccardo Scamarcio mai visto così intenso e compreso nel ruolo, davvero bravo, anche a recitare con gli sguardi. Poi Gigio Morra rinomato caratterista partenopeo (è Don Luigi). E infine una bravissima (e assai attraente) Marina Fois. In sintesi: un film originale, interessante, prezioso. Va visto.
PS: c'è una cosa che mi sfugge e che non riesco a comprendere: come un attore (un bravo attore) possa passare con disinvoltura da un film impegnativo e "audace" come questo ad un prodotto davvero infimo come "Cena di Natale" con l'incapace Laura Chiatti.
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