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Pericle il nero

Regia di Stefano Mordini vedi scheda film

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La recensione su Pericle il nero

di barabbovich
6 stelle

"Mi chiamo Pericle e faccio il culo alla gente". Letteralmente. Inizia così il terzo film di Stefano Mordini (Provincia meccanica, Acciaio), liberamente ispirato al romanzo di Giuseppe Ferrandino, best seller in Francia e caso editoriale a scoppio ritardato nel nostro Paese. Pericle (Scamarcio) è un trentacinquenne napoletano al soldo di don Luigi (Morra), un camorrista che ha spostato la sua attività criminale in Belgio. Per conto dell'anziano uomo, Pericle stordisce e poi sodomizza le vittime, non importa se uomini o donne, che non si piegano ai voleri di don Luigi. Tanto, a lui, gli si drizza a comando. Succede però che colpisca la donna sbagliata (Santella), sorella di un boss rivale con quale è in corso una tregua precaria. Così Pericle decide fuggire in Francia, a Calais, dove conosce Nastasia (Foïs), madre di due figli, impiegata al banco di un forno. Con lei, Pericle intravede la possibilità di una nuova vita. Ma intanto c'è chi lo sta venendo a cercare.
Il film di Mordini è un noir cupissimo, incentrato su un antieroe solitario che richiama alla memoria tanto il Mimmo (Favino) di Senza nessuna pietà, quanto certi personaggi interpretati da Bogart. Fortissimamente voluto dallo stesso Scamarcio, in veste di produttore nientemeno che con i fratelli Dardenne, Pericle il nero arriva sugli schermi italiani dopo una gestione travagliata: dieci anni prima Francesco Patierno avrebbe dovuto dirigerlo e Pietro Taricone interpretarlo. Nella prova attoriale di Scamarcio - tutta per sottrazione, con tratti animaleschi, sottolineature esistenzialiste e voce off dai credibili filamenti napoletani - c'è tutto l'isolamento di un uomo rimasto precocemente orfano e che non ha mai conosciuto il padre, capace di rapporti unicamente meccanici, come quando si presta saltuariamente per girare dei film porno. Se l'interpretazione dell'attore pugliese è pienamente convincente, la redenzione ad alto prezzo del suo personaggio è davvero troppo romanzata e toglie al film quelle venature di verismo altrimenti ben riconoscibili in un'ambientazione plumbea e astratta.

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