Regia di Stefano Mordini vedi scheda film
Pericle lavora per il boss Gigi il pizzaiolo. Pericle è quello che va a punire chi si permette di ostacolare il vecchio boss napoletano trapiantato in Belgio da molti anni. Pericle incula, nel vero senso della parola, chi gli viene detto di inculare, dopo averli tramortiti con un sacchetto di sabbia. Il termine che impiego è crudo, lo ammetto, ma solo così riesco a rendere l'idea di cosa sia la prima mezz'ora di questo film.
Pericle si racconta in prima persona, senza vergogna ammette la sua semplicità nell'accettare una vita priva di qualsiasi affetto, cresciuto orfano di padre e di madre vive all'ombra della famiglia del boss, che pare averlo accettato come fosse un vecchio cane di casa. In effetti Pericle si comporta come un buon animale domestico, senza pretendere niente di più di quello che gli viene concesso, arrotonda le sue misere entrate partecipando a film pornografici.
La vita di Pericle cambia in maniera radicale quando durante una spedizione punitiva uccide accidentalmente una testimone che lo riconosce facendo riferimento alla madre morta. La testimone pare essere una protetta del boss, intoccabile da tutti. Pericle comincia la sua fuga disperata, non potendosi fidare più di nessuno, cerca riparo prima da dei parenti poi a Calais. Qui si lascia affascinare dalla gentilezza di una commessa in una panetteria, che dopo una iniziale diffidenza, lo ospita come amante nella sua casa. Per pochi giorni Pericle assapora una vita familiare a lui sconosciuta fino ad allora. La donna ha 2 bambini che lo hanno subito accettato nel loro entourage. Purtroppo la “normalità” ha i giorni contati e i nodi devono venire al pettine. Pericle comprende che non può continuare a vivere nascondendosi, senza documenti e identità, decide così di scoprire la verità su chi fosse la testimone da lui uccisa. La resa dei conti sarà crudele e dal sapore amaro.
Riccardo Scamarcio partecipa alla produzione di un film che ha la pretesa di proporgli un personaggio tale da permettergli uno step importante per la sua carriera di attore. Il film gira tutto intorno a lui per la maggior parte della durata: Pericle racconta in prima persona gli eventi, i ricordi e i personaggi. La narrazione rimane così quella del romanzo, didascalica alle immagini crude e crudeli che si susseguono. Chi vede il film rimane sconcertato da ciò che fa Pericle per vivere e che viene mostrato senza sconti, quasi che la scelta narrativa sia quella di mettere subito in chiaro con lo spettatore di chi sia il protagonista. Di contro c'è la voce narrante che ci racconta di una vita squallida, priva di affetti importanti, con un ricordo malinconico sbiadito nel tempo di una madre presente ormai solo in una vecchia fotografia. La prima mezz'ora del film scivola così via e fa presagire un seguire ancora più avvincente e partecipato. Purtroppo non è così.
Piano piano la costante presenza esclusiva di Scamarcio-Pericle, anche se molto bravo, comincia ad annoiare e a rendere la storia pesante. L'incontro con la commessa-amante di Calais è alquanto forzato per come ci viene presentato, e ho dovuto faticare un po' per accettare la situazione che ci viene proposta dalla storia. Ero disposta ad arrivare ad un compromesso se il finale mi avesse convinto come l'incipit. Purtroppo il finale si risolve in uno spiegone infinito tra i vari personaggi che si rincontrano e che cercano di far tornare a loro favore una storia del passato in cui Pericle è il fatidico figlio della colpa.
Memore dell'ottimo “Acciaio” di Stefano Mordini, mi aspettavo qualcosa di più da “Pericle in nero”, sicuramente non un finale da film a puntate per la televisione.
Riccardo Scamarcio è davvero molto bravo in una parte in cui gli viene chiesto moltissimo, forse troppo.
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