Regia di Stefano Mordini vedi scheda film
Storia nera e lugubre di una solitudine assorta ed ubbidiente che esplode dopo un primo trentennio di vita di un malvivente al soldo della camorra. Un noir dalle valide atmosfere, un po' arruffato e complesso, ma almeno a tratti convincente, grazie soprattutto a Scamarcio e ad alcuni attori ed attrici bene in parte.
FESTIVAL DI CANNES 2016 - UN CERTAIN REGARD
Una linea retta nera tatuata sulla schiena divide nettamente in due il corpo forte e temprato dalla vita di Pericle: un piccolo delinquente trentacinquenne che vive eseguendo “commissioni” per conto di una banda camorristica che gestisce e si accaparra molte attività di ristorazione presso una grigia cittadina belga.
I suoi metodi, sbrigativi, estremamente convincenti, sono anche peculiari, se non scandalosamente efficaci: una botta in testa con un sacchetto di sabbia per tramortire la persona da “avvisare”, e poi, come pena esemplare, una vera e propria sodomia.
Il capo boss è soddisfatto di Pericle perché il ragazzo ubbidisce, sta zitto, e risulta uno strumento molto efficace, oltre che singolare, per il recupero dei crediti insolventi.
Quando tuttavia una missione punitiva, inflitta contro il parroco del quartiere, reo di disonorare ed infierire sul boss durante le sue omelie, finisce male a causa dell’intrusione di una perpetua impicciona conosciuta come “Signorinella”, che rimane pure lei a terra come il prete, ecco che la posizione di Pericle si aggrava e l’uomo è costretto a fuggire dalla città: trovando l’amore e la forza di rifuggire da una famiglia acquisita approfittatrice e soffocante che sa solo sfruttarlo e spremerlo come un animale da fatica.
Dal romanzo omonimo di Giuseppe Ferrandino, due sceneggiatrici intelligenti e brillanti come Francesca Marciano e Valia Santella, assieme al regista di Stefano Mordini, cineasta abituato a trasposizioni letterarie dopo Acciaio, si sforzano di rendere scorrevole e chiara una storia cupa di malavita e vecchi intrighi familiari che tornano a galla quando ormai tutto sembrava precipitato in fondali immobili.
Prodotto da Valeria Golino e da Scamarcio stesso, co-prodotto nientemeno che dall’icona cinefila di famiglia belga rappresentata dai fratelli Dardenne, Pericle il nero - progetto a lungo coltivato da Abel Ferrara sempre con Scamarcio protagonista e poi passato in mani altrui per chissà quali motivazioni – vince e convince soprattutto per l’atmosfera soffocante e cupa che regna lungo tutta una vicenda di rancori repressi e voglia di vita, di respirare finalmente arie pure e finalmente incontaminate; ma anche per la valida, sofferta e dolorante interpretazione di Riccardo Scamarcio, convincente nel raccontarci la solitudine di un giovane disadattato che è sempre stato alla ricerca vana di una famiglia, servendo ed obbedendo, ma ricavandone solo squallide e sporche ricompense monetarie.
Interessanti e ben rese, ma forse un po’ svilite e meritevoli di maggior sviluppo, le figure controverse della anziana Signorinella e della privilegiata e viziata figlia del boss, rispettivamente rese con credibilità e schiettezza dalle attrici Maria Luisa Santella e Valentina Acca.
Un film medio, quello di Mordini, la cui presenza a Cannes nella sezione Un Certain regard costituisce sicuramente un lusinghiero risultato.
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