Regia di Samuel Collardey vedi scheda film
72° FESTIVAL DI VENEZIA - ORIZZONTI - PREMIO PER IL MIGLIOR ATTORE A DOMINIQUE LEBORNE
La "tempesta" è certamente ed innanzi tutto quella metereologica, che mette a repentaglio la vita e la sicurezza di uno dei molti pescatori del nord della Francia, che trovano nel mare assieme la fonte di sopravvivenza e una delle più attendibili e pericolose fonti di pericolo; ma tempesta è pure quella della vita sociale ed affettiva di tutti i giorni, quando il mare ancora più ostile di una vita imprevedibile e piena di incertezze, sembra cercare di farti affondare con affanni e problematiche apparentemente senza soluzione. Dominique è un marinaio da quando era ragazzino, ed è stato precoce in tutto o quasi: ora si avvicina ai quaranta e ha alle spalle un matrimonio fallito, e due figli di sedici e quindici anni (la bambina è in realtà la figliastra, avuta dall'ex compagna da una prima relazione, ma poi adottata dal nostro uomo) che hanno scelto l'anno prima di dimorare presso il padre, in seguito ad un esaurimento nervoso della madre.
Quando la figlia si scopre incinta, e per di più al nascituro vengono diagnosticati seri problemi cardiaci che ne consigliano l'interruzione della gravidanza, all'uomo cominciano a maturare per la testa idee, sensi di colpa, responsabilità tardive di padre sempre e seppur incolpevolmente, assente dal focolare domestico.
Decide di tentare di prendere la patente per portare un peschereccio, tentando la via di farsi finanziare l'acquisto di una imbarcazione tutta sua, per poter diventare il comandante di se stesso ,organizzarsi con orari propri che gli consentano di poter condividere almeno parte della giornata con entrambi i figli, fino ad ora necessariamente piuttosto trascurati e vissuti un pò allo sbando. Ma nuove tempeste sono in arrivo: la richiesta di affido dei ragazzi da parte della madre, che rivendica tardivamente il suo ruolo, la cooperativa che dà il proprio diniego ad avallare una operazione di finanziamento per l'imbarcazione, il senso di colpa del marinario che non può assistere e dare appoggio morale alla figlia il tremendo giorno fissato per l'aborto.
La decisione di tornare al mare, alla vita di sempre, costretto ad accettare di buon grado tutte le imposizioni che ne conseguono, prima fra tutte la perdita dell'affido dei figli, che sarà costretto a vedere solo nei momenti di libertà e di congedo strettamente fissati dalla legge.
Il cinema a volte vive e si nobilita di storie ordinarie di vite vissute: quella del marinaio Dominique e dei suoi due figli, e una storia di un cinema che ruba dalla realtà per restituire genuinità e realismo sano e concreto che odora di vita vissuta e di sconfitta, di delusione, ma in fondo anche di orgoglio e di piccole soddisfazioni: quelle che prima o poi, per fortuna, ognuno di noi riesce ad assaporare, dopo tanta amarezza e sconsolata sopportazione.
La scelta di premiare come miglior attore nella rassegna collaterale Orizzonti un individuo che, a tutti gli effetti, probabilmente recita se stesso e la pripia vita di famiglia (interpreti ed attori portano gli stessi nomi e cognomi, che tradiscono una parentla davvero intima che sa di famiglia) è una iniziativa coraggiosa che rende omaggio ad un cinema verità che sa sorprendere per freschezza ed attinenza alla vita quotidiana e alla realtà che ci circonda, evitando per una volta sensazionalismi e costruzioni narrative che sanno di tutto, fuorché di verità.
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