Regia di Joko Anwar vedi scheda film
Oggi a Jakarta. Lei è un’estetista del viso, lui è un addetto ai sottotitoli per i dvd pirati venduti in un negozio nel loro quartiere. Il loro incontro è una miccia che fa esplodere una relazione passionale ma anche tenera, allegra e giovane, finché per vari motivi lei non si appropria di un misterioso filmato che li metterà in serio pericolo. Joko Anwar scrive un dramma sul terzo millennio, e sui suoi cortocircuiti emozionali che si scontrano con realtà metropolitane affollate e pregne di malavita. Riempendo il suo film di DVD, computer e videoteche di dischi pirati, e utilizzando questi fattori come sfondo reiterato e sempre enfatizzato (la parete di lui verrà presto tappezzata di dischi), Anwar costruisce una metafora curiosa e originale sulla duplice faccia della modernità. La regia da lui adottata ha dei movimenti al limite dell’amatoriale, ma riesce a cambiare continuamente tono e a generare tensione dal nulla con il semplice giusto posizionamento del punto di vista. Per esempio quando lui cerca di recuperare tutti i vestiti dalla camera di lei: la cinepresa si sofferma senza un apparente motivo sulla porta semi-aperta come se stesse arrivando qualcuno, ma il jumpcut annulla il sospetto.
Abbozzando uno stile che rivela la coscienza estetica di un regista tutt’altro che principiante – regista tra le altre cose di Modus Anomali, che ha una certa notoreità fra i film disponibili online – Anwar decide non solo di alternare i generi fino a creare un accumulo tale da produrre, volutamente, un’“assurda” freddezza (si guardi a tutte le sequenze del prefinale, con lei che vaga tra casa sua e casa di lui), ma anche di dare sempre un senso biunivoco alle immagini. Quando infatti viene ripreso il secondo incontro erotico fra i due protagonisti, si tiene alla larga dalle loro parti intime e a lei non fa mai togliere il reggiseno, ma si sofferma più volte sul porno gay che i due hanno messo alla televisione, con immagini diegetiche esplicite di masturbazione, penetrazione ed eiaculazione. Sfrontato e delicato al contempo, così come trattenuto e invadente, il regista indonesiano dirige un thriller anomalo che forse ha una certa debolezza nella costruzione dei personaggi e nella leziosità delle ultimissime immagini, ma che non ammorbidisce mai in ogni caso la drammatica condizione civico-sociale della gente dell’Indonesia contemporanea, in cui la vita del più umile abitante può finire vittima di tutta la corruzione e la violenza che la politica riserva per i cittadini. Anche se ad Anwar non interessa troppo l’indignazione, quanto piuttosto il significato di Amore e di Odio, del sentimento in genere – se vogliamo – nel secondo decennio degli anni Duemila.
Tra i migliori film in concorso nella selezione Orizzonti a Venezia 72.
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