Regia di Hu Guan vedi scheda film
Venezia 72 ha voluto salutare così i suoi spettatori, con un film di chiusura che proponeva solo una, spassionata, pretesa: quella dell’intrattenimento, quello che pur nella mediocrità c’era in Everest (d'apertura), quello che in Mr. Six possiamo definire l’Eterno Assente. Un brutto film atipico che non si comprende mai quale direzione voglia prendere: sembra annunciare ad ogni momento l’inizio dell’azione, o la speranza in genere di un decollo, anche a livello narrativo, e invece parte con gli scontati toni da commedia che tanto si addicono alle produzioni americane (perché sì, dietro al film c’è la IM Global) per scivolare poi nella direzione di una seriosità, con rari scampoli nonsense poco risolti, che alla fine ha addirittura la pretesa di commuovere. La stessa immagine finale, il possibile scoppio dei conflitti fisici (finalmente) si interrompe sul più bello. Come se Mr. Six avesse l’intenzione non dichiarata di far attendere per due ore e un quarto qualcosa di misterioso che poi non arriva. Ed è un effetto certo non voluto. Che bellezza.
La trama sfiora una serie di tematiche affrontate in maniera talmente superficiale che non sembrano crederci nemmeno gli sceneggiatori: il confronto generazionale in primis, analogamente alla necessità dei più anziani di fare i conti con il proprio passato e rimettersi in gioco; forse la corruzione, ma solo per l'irraggiunto effetto comico di alcune sequenze, e infine anche il timore della perdita. È incredibile in tal senso quante volte si finisce all’ospedale perché uno dei protagonisti si è fatto male, senza che l'azione abbia mai davvero avuto inizio! Più poi prosegue il minutaggio, più l’immagine si fa leziosa, melensa, irritante. Non c’è molto da dire se non che si sfiorano livelli di insignificanza che lasciano davvero perplessi. Una sola cosa è garantita: il finale involontariamente trash. Agli applausi commossi sostituiamo grasse, grassissime risate.
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