Regia di Noah Baumbach, Jake Paltrow vedi scheda film
Oggi, recensiremo non un film, bensì un documentario (se così genericamente possiamo definirlo poiché è molto altro e il limitativo termine documentario poco gli si addice) straordinario, ovvero De Palma.
Presentato fuori concorso alla 72.a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, co-diretto dal valente e sempre più amato Noah Baumbach (Storia di un matrimonio) e dal fratello minore di Gwyneth Paltrow, vale a dire Jake Paltrow (Young Ones - L’ultima generazione), De Palma è semplicemente una perla preziosa, un bellissimo e necessario documentary omaggiante, ovviamente, la carriera di uno dei principali geni cineastici di sempre. Ça va sans dire, l’incommensurabile, immenso, insuperabile, purtroppo assai spesso sottostimato Brian De Palma.
Un regista che non ha certamente bisogno di presentazioni, l’autore di film impressionantemente mastodontici e qualitativamente imbattibili quali Carlito’s Way o Gli intoccabili.
Insomma, un genio tout-court, uno dei massimi esponenti della New Hollywood.
Il documentario, attraverso un’amabile conversazione con De Palma (chi, sennò?), il quale si lascia piacevolmente intervistare, parlando a briglia sciolta e mostrandosi in maniera desueta rispetto al suo proverbiale aplomb, perciò smentendo la sua nomea di persona schiva ed estremamente riservata, poco disposta a sbottonarsi e a lasciarsi andare, ripercorre finemente tutta la sua carriera sin dai primissimi esordi, sviscerandone l’intero, entusiasmante, mirabolante excursus.
Esplorandone, dettagliatamente, ogni tappa prominente mediante i suoi aneddoti e gli squisiti racconti narratici in prima persona nientepopodimeno che da Brian stesso ripreso ossessivamente in giocoso primo piano adorante il suo buffo, divertito e rubicondo faccione estremamente simpatico.
Al che, Brian, disinibito e a suo agio come non mai, fra risate autoironiche con cui, burlandosi giocondamente egli stesso con leggerezza di alcune sue disavventure e sventure, sdrammatizza sulle innumerevoli, tragicomiche, sfortunate vicissitudini riscontrate duramente nel suo altalenante, spesso complicato e assai faticoso rapporto conflittuale fra lui e i vari produttori avvicendatisi a finanziarne le pellicole, svelandoci inoltre gli affascinanti dietro le quinte incredibili non soltanto delle sue pellicole, bensì delle sue tante importanti amicizie con colleghi e attori che, in modo più o meno fortuito, fortunoso o rocambolesco, incrociarono la sua vita professionale, lavorativa e perfino privata.
Partendo dal celeberrimo, fruttuoso e stimolante Movie Brats del quale fu esponente assieme a Spielberg, Lucas, Coppola e Scorsese, addentrandosi poi, con spirito dissacrante e ammirabile, all’interno delle sue relazioni con donne storiche fra le quali la dolcissima sua ex compagna di vita Nancy Allen.
De Palma definisce Sean Penn un brooklyn macho man caratterialmente ostico col quale però, alla fine della lavorazione di Vittime di guerra, porse i suoi più sinceri e doverosi complimenti. Richiamandolo immediatamente, di reunion artistica epocale, per il magnifico Carlito...
Film che lui definisce, in assoluto, la sua opera migliore. Per cui si spiacque enormemente che, all’epoca, avesse infatti ricevuto stranamente critiche contrastanti, negativamente stupendosi e parecchio rattristandosi che, al termine della proiezione a Berlino, venne addirittura da non pochi critici apertamente snobbato e fischiato.
Al che, De Palma ci parla della sua amicizia sempre più consolidata negli anni con Al Pacino, un’amicizia già nata prima di Scarface e cementatasi, per l’appunto, col succitato Carlito...
Ci racconta del suo affiatamento con John Travolta e De Niro, di cui si vanta di aver “scoperto” i loro inauditi talenti, dunque spende parole lusinghiere e di commosso elogio su altri iper-carismatici, leggendari fenomeni attoriali da lui diretti come il mitico James Bond par excellence, ovvero Sean Connery.
Illustrandoci, con burlesca verve e intelligenza sopraffina, i più rilevanti punti salienti della sua filmografia prodigiosa.
Signore e signori, un documentario che è una perla da vedere e da avere in dvd. Siamo difatti rattristati non poco che, in Italia, non ne esista una versione home video.
De Palma è un documentario stupendo che ogni cinefilo, non soltanto fan di Brian, dovrebbe vedere almeno una volta in vita sua. Per amare Brian e il suo Cinema ancora maggiormente, per comprendere cosa sia appieno, in ogni suo “backstage”, inteso anche in senso figurato, la Settima Arte.
Stiamo parlando del regista di Carrie - Lo sguardo di Santana, de Il fantasma del palcoscenico, degli Intoccabili, di Blow Out, di Omicidio a luci rosse e Omicidio in diretta. Del regista di Black Dahlia, di Mission: Impossible e Mission to Mars.
Il regista degli sfortunati Domino e Passion, il regista più controverso forse degli ultimi quarant’anni.
Un genio scandalosamente mai candidato all’Oscar poiché, alla pari di uno dei suoi massimi maestri ispiratori, Alfred Hitchcock, non si piegò mai del tutto e furbescamente alle bieche ed opportunistiche logiche commerciali di Hollywood.
Nemmeno quando dovette, quasi giocoforza, dirigere alcuni film su commissione, neppure quando cedette quasi totalmente alle oppressive richieste feroci della Warner Bros per il “disastro” Il falò delle vanità.
Non molti giorni fa, esattamente l’11 Settembre, Brian De Palma compì ottanta primavere.
Eh sì, l’11 Settembre non deve essere ricordato soltanto per essere stato un giorno nefasto per gli Stati Uniti, il giorno tristissimamente noto dell’attentato terroristico alle Twin Towers, l’11 Settembre è anche il compleanno di un uomo e regista illuminato che a sua volta c’illuminò e ci illuminerà probabilmente di nuovo superlativamente, rendendo l’umanità e il Cinema qualcosa di meraviglioso per cui valse la pena vivere, per cui vale la pena credere, per cui vale la pena fortemente, eternamente sognare.
Evviva Brian De Palma, lunga vita a uno dei più grandi registi viventi, uno dei più stupefacenti, visionari, avanguardistici, coraggiosi e fiammeggianti, passionali e brillanti director di tutti i tempi.
di Stefano Falotico
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