Regia di Lorenzo Vigas vedi scheda film
Cominciamo dal titolo: l'originale "Desde alla" vuol dire "Da lontano" ed è molto più suggestivo della traduzione infedele "Ti guardo", banalmente esplicativa. Finalmente un film venezuelano che giunge alla ribalta internazionale, e credo che sia proprio il primo film proveniente da quel paese che abbia mai visto. Presentato a Venezia, vince subito il Leone d'oro assegnato da una giuria presieduta da Alfonso Cuaron, che evidentemente voleva aiutare la causa latinoamericana per un cinema di qualità a raggiungere una maggiore visibilità in tutto il mondo. Il film è molto interessante ma non completamente risolto: lo stile dell'esordiente Lorenzo Vigas nasce già maturo, ma la sceneggiatura di Guillermo Arriaga non manca di alcune pecche a cui arriverò tra poco. Il film tratta una tematica ancora scomoda per i paesi sudamericani come l'omosessualità, con onestà di accenti, con strumenti formali di notevole interesse: lo stile è laconico, prosciugato, rifiuta gli orpelli guardando a Pasolini e Bresson, si avvale dell'ellissi e della sfocatura degli sfondi in maniera consapevole e giustificata. Tutte le scene della prima parte hanno una notevole giustezza a livello visivo e traducono con risultati espressivamente felici la monotonia dell'esistenza "disturbata" del protagonista Armando, la sua incapacità di stabilire dei contatti umani con il prossimo, le dinamiche di sfruttamento con i giovani a cui chiede di spogliarsi per soddisfare una sua pulsione voyeurista. Elder è caratterizzato come un giovane delinquente violento e amorale che picchia e insulta ripetutamente Armando come "maricon" (equivalente di "frocio"; in questo caso ho visto il film anche in originale), dopo essere stato soccorso da quest'ultimo in casa sua tenta di rubargli i soldi senza porsi il minimo scrupolo... beh devo dire che il rapporto impostato in questo modo come vittima e carnefice, subisce una sterzata troppo netta nella seconda parte... qui perdonate se vado spoilerando, ma tant'è: nel giro di poche scene Elder si trasforma in un innamorato premuroso che arriva a baciare in bocca Armando in un bagno alla festa di famiglia a cui lo porta, senza preoccuparsi delle reazioni dei familiari che poi naturalmente lo allontanano, e infine arriva a compiere un gesto estremo per quell'uomo che sembra un surrogato paterno e che lo ripaghera' con quel "diritto del più forte" borghese che rimanda direttamente a Fassbinder. Ma è tutto troppo affrettato per risultare convincente, sembra più la dimostrazione di un teorema che non una vicenda e dei personaggi psicologicamente credibili e compiuti. Peccato perché i due protagonisti sono ottimi, con Alfredo Castro davvero bravissimo nel reggere tutta la performance attoriale su uno sguardo spento e rassegnato, e il giovane Luis Silva non è da meno, spontaneo e incisivo per essere un esordiente. Insomma un risultato comunque apprezzabile, ma certe forzature di scrittura non gli consentono di raggiungere quel livello di eccellenza che avrebbe potuto giustificare l'ambito premio veneziano.
Voto 7/10
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