Regia di Lorenzo Vigas vedi scheda film
A Caracas un uomo di mezza età che fa l'odontotecnico, benestante e colto (Castro), tallona ragazzini imberbi. Poi se li porta a casa, li fa spogliare e si masturba guardandoli. Ma l'uomo segue da tempo anche una persona anziana e distinta: suo padre. Il teppistello recalcitrante (Silva) che prima gli ha sferrato un durissimo colpo alla testa e poi lo ha derubato diventa il suo virgulto.
Sembra un film sui temi dell'omosessualità, della perversione e del voyeurismo e invece parla di manipolazione all'interno di una sottaciuta lotta di classe quest'opera prima del regista venezuelano Lorenzo Vigas, premiato con manica larghissima a Venezia con il massimo alloro. Ma, si sa, da quelle parti se non fanno gli snob non sono contenti. E allora basta eliminare la colonna sonora, portare un po' di macchina a spalla, abusare dell'autofocus, lasciare fuori campo le scene chiave, ridurre al minimo i dialoghi e fare qualche close up sopra la media e qualche premio te lo danno. Anche il Leone d'oro. Da uno spunto sociologicamente valido sul machismo obbligato nella società latinoamericana, viene ricavato un film ellittico, nel quale il sempre bravo Alfredo Castro (Tony Manero, No - I giorni dell'arcobaleno) offre una recitazione tutta per sottrazione, dove l'intero repertorio espressivo viene demandato allo sguardo. Ma tanta arte recitativa e tanta cura nella regia non bastano a cancellare l'impressione che, a conti fatti, la forma straripi rispetto alla sostanza.
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