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Ti guardo

Regia di Lorenzo Vigas vedi scheda film

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La recensione su Ti guardo

di laulilla
8 stelle

 

Un signore di mezza età, grigio nell’aspetto, nei capelli e nell’abbigliamento (i suoi armadi sono pieni di capi di vestiario tutti ugualmente privi di colore) si aggira per Caracas in cerca di ragazzetti che riesce a convincere perché lo seguano a casa sua, semplicemente mostrando loro una bella manciata di banconote.  Non si tratta di un serial killer e neppure di un violentatore: è semplicemente un uomo dalla sessualità evidentemente disturbata, che si accontenta di guardare, a qualche metro di distanza, le nudità degli adolescenti che gli mostrano la schiena, evidente richiamo erotico per lui, che infatti si masturba. Al termine di ciò, i giovani, lautamente e opportunamente ricompensati, si rivestono e se ne vanno, senza che sia stata detta una sola parola e senza che si sia stabilito alcun contatto fisico: né affettuoso, né lascivo. L’adulto si chiama Armando (Alfredo Castro), ha una attività da odontotecnico e un negozio dove vende le protesi dentarie che fabbrica con alcuni collaboratori; ha molto denaro, più che sufficiente per comprare la dignità dei ragazzi di strada della sua città, che sembrano usciti da un film o da un romanzo di Pasolini: ragazzi di vita con i quali nulla ha (né intende avere) da spartire.

Erano sempre avvenuti in questo modo gli incontri e nello stesso modo sarebbero continuati per chissà quanto altro tempo se l’ imprevisto comportamento di uno dei giovani non avesse cambiato radicalmente le cose. Si chiamava Elder (Luis Silva) il giovanotto e lavorava, sottopagato (quando era pagato), presso un’officina di autoriparazioni. Elder non disdegnava i quattrini di Armando, ma detestava spogliarsi e lasciarsi guardare come facevano gli altri: credeva che quella perversione vergognosa dovesse in qualche modo ricevere la giusta sanzione: il furto e l’aggressione fisica stavano diventando la sua dura risposta all’umiliazione subita, la ribellione a quei silenzi disumani, al gelo di quell’uomo incapace rapportarsi agli altri se non attraverso il denaro.

Neppure le crescenti violenze di Elder, però, avevano scalfito la suprema indifferenza di Armando, che non era mitezza, né generosità, come pure era sembrato nel corso del racconto e come capiremo alla fine di questo film, ora diventato teso ed enigmatico come un thriller. 

Lo capirà anche Elder, caduto in una trappola insospettabile, proprio quando gli era sembrato che qualche breccia nel muro di ghiaccio eretto dall’uomo si fosse finalmente aperta e che qualche forma di comunicazione si potesse davvero stabilire con lui. Non aggiungo altro, perché intendo mantenere alta la curiosità di chi è interessato a vedere questo eccellente film.

 

Leone d’oro a Venezia lo scorso settembre, questo film è insolito, bello e durissimo, e, attraverso il racconto metaforico del curioso comportamento sessuale di Armando, evidenzia l’ incredibile distanza delle classi sociali in quell’angolo del continente sudamericano, sottolineandola fin dal titolo originale Desde allà, che, se fosse stato correttamente tradotto, sarebbe diventato “Da lontano“. (Ti guardo, invece, descrivendo la conseguenza di una lontananza davvero incolmabile, sposta l’attenzione sui comportamenti piuttosto che sul loro significato).

Ottima prova d’esordio per il regista e grande interpretazione di Alfredo Castro, stupendo attore dei film cileni di Larrain (Tony Manero, Post Mortem, No) e qui insuperabile protagonista.

 

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