Regia di Laurie Anderson vedi scheda film
La morte della cagnetta Lolabelle, una terrier piuttosto indipendente, e del compagno Lou Reed, a cui si deve la splendida ballata (Turning time around) sui titoli di coda e un cammeo nella parte di un dottore, sono alla base di questo film che sarebbe improprio definire come "documentario", ma che è, piuttosto, una riflessione sulla morte e sull'esistenza. Come fossimo davanti a un continuo flusso di coscienza, il lavoro sperimentale di quest'artista coraggiosissima - tornata dietro la macchina da presa a trent'anni da Home of the brave - la musicista, che all'inizio degli anni Ottanta godette anche di una popolarità straordinaria, ci squaderna davanti riflessioni sull'11 settembre, racconti onirici (come quello d'apertura, dove la Anderson sogna di avere partorito la sua cagnetta), meditazioni filosofiche sul linguaggio che riprendono il pensiero di Wittgenstein, tra notazioni profondamente autobiografiche (incredibile la vicenda raccontata del salvataggio dei due fratelli gemelli) e richiami al Libro tibetano dei Morti, ad Heidegger e a David Foster Wallace. Il tutto condito con un'ininterrotta voglia di sperimentare il linguaggio video (dai super 8 di famiglia ai filmati a circuito chiuso delle aree metropolitane) in maniera mai banale, spesso ricchissima di intuizioni e accompagnata dalla voce della stessa Anderson anche nel doppiaggio in lingua italiana. Un'opera a suo modo unica, che necessita di un approccio privo di pregiudizi e la determinazione a stare al gioco di nessi narrativi e filosofici che possono indiscutibilmente apparire traballanti. Ma che hanno un cuore enorme.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta