Regia di Hany Abu-Assad vedi scheda film
TFF 33 Festa Mobile.
Sono trascorsi dieci anni da “Paradise now” (2005), un’opera che non si dimentica e che rimane sempre così tremendamente attuale, così come lo è quest’ultima di Hany Abu-Assad, un po’ perché ambientata in Palestina, dove la vita è assai grama e sperare nel futuro è una specie di lusso, un po’ perché ad un certo punto un programma televisivo di talent a tema canoro, tanto in voga ovunque, diviene lo sfondo sul quale si muove il protagonista.
Ispirato ad una storia vera, si può dire che prevalentemente dipende da quest’ultima, soprattutto nella seconda parte.
Palestina. Da bambini, Mohammed Assaf e sua sorella vogliono costituire un gruppo musicale di successo e per coltivare i loro sogni osano ciò che nemmeno agli adulti sarebbe concesso.
La vita si mette pesantemente di mezzo ai loro desideri, ma Mohammed ha un vero talento canoro ed una volta cresciuto vuole a tutti i costi partecipare al programma televisivo “Arab Idol”.
Un percorso pieno di difficoltà, a partire dal fatto che recarsi sul luogo delle selezioni è per lui un ostacolo che richiede una gran dose di coraggio.
“Volere è potere”, ci avverte una determinata bambina all’inizio e la storia raccontata riflette pienamente gli ideali di volontà e speranza anche se poi viene traslata per tempi, luoghi e soggetti.
Diciamo subito che “The idol” è un film di alti e bassi e che per lo più questi sono intaccati da fattori di soggettività che derivano dalla storia medesima, sicuramente adattabile, ma comunque legata a fatti realmente successi ed a un discorso traslato su parecchi anni (c’è un prima fanciullesco ed un dopo di passaggio all’età adulta).
Veramente solare e cupa allo stesso tempo la prima parte, quando domina incontrastato un sguardo fanciullesco, il migliore possibile per raccontare la vita di una popolazione martoriata, ma che soprattutto nelle sue nuove generazioni non vuole perdere il sogno di un futuro diverso e quindi migliore.
Difficile non lasciarsi conquistare dagli sguardi della piccola ragazzina disposta a tutto, soprattutto a non lasciare ad altri la propria futura indipendenza, traslati poi sul fratello appena entrato nell’età adulta.
Con semplicità, vengono esposti alcuni limiti evidenti alla libertà personale e di seguito il sogno che lentamente prende forma, i toni assumono i connotati di una favola, e con questo alcuni passaggi possono apparire quasi irreali, ma si tratta pur sempre di una storia vera (link ad un breve resoconto) romanzata avendo ben chiaro l’obiettivo.
Assaf diviene così un simbolo di speranza per un popolo intero, andando ben oltre la voglia di apparire, una vicenda che ci insegna quanto la determinazione possa smuovere mari e monti, senza comunque dimenticare quella che è la realtà.
Un film che muovendosi tra dramma e commedia, riesce a colpire in entrambi i frangenti, quasi splendido, nella sua ingenua dimensione, nella prima parte (senza dubbio più libera), più omologato nelle direzioni da prendere nella seconda quando s’incanala in un processo intelligibile, ma d’altro canto non era più il momento per inventarsi qualcosa, anche se lascia la sensazione che si potesse osare di più.
Per crederci, sempre.
P.S. Come riportato da Degoffro nel post riassuntivo con i cataloghi dei film in uscita nei prossimi mesi, “The idol” sarà distribuito in Italia dalla Adler.
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