Regia di John Cassavetes vedi scheda film
"Bisogna essere in due, per avere un momento di felicità."
"Che vuoi da me? Io gli unici problemi che posso risolverti lo sai, sono di soldi. Di altro non voglio saperne."
Robert/John Cassavetes all'ex moglie
Strepitoso, debordante, spesso irrisolto, rapsodico frammentato e divagante, liminare ma in una parola sempre un grandissimo Cassavetes al quadrato, nei temi come nei personaggi e lunghissime situazioni, prima del terminale e solo parzialmente suo "Il Grande imbroglio".
Ci sono più rivelazioni, e verità anche assiomatiche pur opinabili su amore e relazioni parentali, marito- moglie e affettivo- sentimentali e soprattutto ironia nei confronti della psicanalisi, nei 141' minuti in HD 1080p da master Criterion di questa per certi versi altra cassavetesiana "Magnus opera"(e per una volta con i soldi di Menahem Golan e Yoram Globus ovvero la mitica Cannon, nella sua divisione "Films", per i film "d'autore"), che in tutti i 476 tomi e 40000 articoli che avrà scritto in vita sua, uno come Galimberti.
Sontuosa, luminosa ed eccezionale presenza di attrice Gena Rowlands, come sempre vestita pare da Emmanuel Ungaro come nel precedente capolavoro "Gloria- Una Notte d'estate", semplicemente irresistibile in ogni sequenza che la riguarda con i suoi carichi assurdi di valigie firmate e buste di shopping de Le Galeries Lafayette, come quelle negli hangar degli aeroporti di Orly-Charles De Gaulle e della stazione dei treni di Londra(ricostruiti sapientemente in scenografie negli interni in studio americane, specialmente geometriche e minimaliste, scenografie tutte grandissime in questo film, impossibile citarle tutte, se non la stranissima villa di Robert/John Cassavetes, dagli innumerevoli vani tutti diversi e fatti a cubicoli, come di illuminazione, al fantastico locale notturno dove canta una superlativa Diahne Abbott., per un film padroneggiatissimo in quanto a illuminotecnica, tanto che ogni ambiente anche nella casa è diversa da stanza a stanza, così come l'arredamento.
Sttepitosamente comiche le scene allo zoo che vende gli animali e il dogo argentino, e quella con il pur troppo disponibile tassinaro quando una irresistibile e quantomai bizzarra, originale, stravagante Gena carica il taxi di due pony, una capretta, il massiccio cane Dogo, e varie gabbie di parrocchetti e pappagalli, tutti in regalo per il solitario fratello, ora che vive da solo avendo dovuto liberare la villa per la sorella coinquilina, dalle sue innumerevoli bellissime ragazze con cui pure dorme, e che fanno da segretarie e cameriere- cuoche persino, stipendiate ogni settimana con buste e assegni.
Stupenda la sequenza del malinteso ferimento alla testa del figlio di Robert che egli si autoinfligge, sbattendola contro la porta della catapecchia in cui sua madre ha preferito vivere con il suo nuovo marito e altro figlio, invece che nella villa da scrittore di alcuni bestseller, di Robert.
E la gragnuola di colpi che egli prende dal nuovo marito della sua ex moglie, che lo crede responsabile di avere picchiato il ragazzo, senza neanche provare a discolparsi.
Cassavetes già minato da una evidente cirrosi e poi dal cancro che lo avrebbe portato via, è grandissimo e perfetto per un personaggio dalla commedia di Ted Allan che egli stesso aveva portato a teatro con successo, in vari momenti pare proprio che sia più di tutto sè stesso a nudo, con molti vezzi e aitobiografismi, quindi imperdibili per ogni suo estimatore.
John Nada
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