Regia di John Cassavetes vedi scheda film
“Tu vendi amore, tu vendi droga, tu vendi poesia”
Robert, lo scrittore, parla ad una delle sue giovanissime amichette a pagamento, al termine di una notte di debauche come tante.
Ma mi piace pensare che qui Cassavetes stia parlando di se stesso e della sua opera, sorta di epitaffio e di commiato al pubblico.
“Love Streams”, ultima “vera” regia del nostro, premiato con l’Orso d’oro nel 1984, è un film travagliato ed imperfetto, girato tra molte difficoltà produttive ed artistiche, a tratti sconclusionato, a tratti ispiratissimo. E nonostante ciò, è quasi una sintesi, ed il testamento, dell’idea di cinema di un autore seminale ed innovativo.
Desolante ed emozionato, ironico e dolorosissimo, c’è tutto Cassavetes in carne ed ossa,vitalismo e malattia. Sempre sincero, ed al dunque spietato, come sa esserlo la vita.
Una storia di egoismi stupidi e generosità folli; di madri ripudiate e di padri inseguiti; di esistenze corrose dall’alcool e dalla solitudine.
Un racconto sull’incapacità di amare, e su quella di lasciarsi amare.
Ma anche sulla solidarietà tra perdenti, e sulla speranza dove e quando meno te l’aspetti.
Su tutto, risplende Gena Rowlands, stella di luce spenta, e squarcio di umanità in mezzo ad una umanità distratta.
Gena che sviene per tutto l’amore che ha dare, e nel non sapere a chi darlo.
Gena che si trascina appresso mille bagagli, colmi di vestiti e di dolori.
Gena a giocare inopinatamente a bowling, in abito sera.
Non sorprende che Almodovar l’abbia inserita nella sua dedica all’eterno femminino, nella splendida didascalia finale di “Tutto su mia madre”.
Scuote la testa bionda, e ci ricorda in un attimo quanto certe donne siano in grado di “riempire lo schermo”, nel cinema come nella vita.
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