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La famiglia Fang

Regia di Jason Bateman vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La famiglia Fang

di Eusebio
3 stelle

Un film che suona falso fin dall'inizio. La confezione ricca e il cast importante consentono al film di reggere fino alla fine, ma la sgradevole sensazione che rimane è quella di un’operazione furba e per nulla sincera.

Nel flashback iniziale, siamo negli anni '70,  cominciamo a conoscere questa famiglia molto particolare (di quelle che esistono solo nei film indie americani).

Una finta rapina in banca fatta da un bambino, che finisce in tragedia, falsa anche questa.  Tutto è stato orchestrato dal padre "artista" per filmarlo con la sua microtelecamera nascosta nel cappello da finto poliziotto, e creare così la sua "arte", o meglio, quella cosa evanescente e a volte piuttosto ridicola che si chiamava performing art. 

Ora chi ha lavorato nel campo della produzione video sa che in quegli anni le telecamere elettroniche (il digitale ci avrebbe messo altri 20anni ad arrivare) erano costosi e enormi aggeggi che necessitavano di due persone per essere maneggiate.  E le microcamere da infilare nel cappello esistevano forse solo nel mondo dei servizi segreti. 

Ma lasciamo stare l'inverosimiglianza di una tale trovata, che serve solo come bieco espediente per incollare lo spettatore alla poltrona.

Dopo l’inizio “fulminante” il film procede per accumulo di "trovate" ed espedienti, disegnando dei personaggi talmente irreali da risultare irritanti. La Kidman, qui anche produttrice, interpreta una donna irrisolta ma anche piuttosto ottusa. Il fratello, interpretato dal regista Bateman, non è da meno. Pian piano scopriamo che le responsabilità della loro mediocrità e irrisolutezza sono, ovviamente, legate a quei genitori “artisti” (?) che li hanno condizionati fino a renderli degli inetti.

Ma qui il filo conduttore che vorrebbe indagare sul significato profondo dell’arte, legandosi a qualcosa di così evanescente come le performance puerili degli scombinati e presuntuosi genitori, si perde in un intreccio che diventa via via più convenzionale e prevedibile. Così, tra commediola e drammucci, come si conviene ad ogni film indy ammeregano, il film si avvia faticosamente verso una svolta thriller, che si rivelerà finta anche questa. Però, manco a dirlo, alla fine i due protagonisti avranno finalmente la forza di ritrovare se stessi e il coraggio del distacco dall’ingombrante passato. Applausi di pochi e risveglio dal sonno per tutti gli altri.

La confezione ricca e il cast importante consentono al film di reggere fino alla fine, ma la sgradevole sensazione che rimane è quella di un’operazione furba e per nulla sincera.

 

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