Regia di João César Monteiro vedi scheda film
Incominciato nel 1965 come lungometraggio e portato a termine, fra mille difficoltà, come cortometraggio solamente cinque anni più tardi, Chi aspetta le scarpe del morto muore scalzo (trad. letterale) è a tutti gli effetti il primo film diretto da Joao Cesar Monteiro, nonostante sia uscito un anno più tardi di un altro corto, il biografico Sophia De Mello Breyner Andresen (1969). Il giovane e ambizioso regista portoghese proveniva dalla critica e, in particolare, provava grande ammirazione nei confronti della sponda godardiana della Nouvelle vague, cosa che risulta assolutamente pleonastica alla visione di questo lavoro; al di là della carenze formali e dei tagli nei contenuti dovuti alla travagliata lavorazione, lo stile di Chi aspetta le scarpe del morto muore scalzo è un continuo omaggio a JLG e alla sua interpretazione brutale e soggettiva della settima arte: montaggio frenetico e sgrammaticato, inquadrature non troppo ricercate, dialoghi veristi all'eccesso (molte battute sembrano fuori contesto, del tutto ininfluenti), una trama-non trama fatta di 'cose che accadono in scena' quasi sempre prive di una connessione logica che le leghi fra loro. Girato in bianco e nero con pochissimi attori, risulta peraltro questo l'esordio sul set per il grande Luis Miguel Cintra, appena ventunenne ma già riconoscibile e riconoscibilmente bravo. Monteiro si riserva i ruoli di sceneggiatore, montatore, produttore e voce fuori campo del narratore. 4,5/10.
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