Regia di Ernst Lubitsch vedi scheda film
Uno dei film più noti di Lubitsch e probabilmente non per caso una delle migliori sceneggiature partorite dalla coppia Billy Wilder-Charles Brackett (con l'apporto ulteriore di Walter Reisch, da un soggetto di Melchior Lengyel), ancora impegnata esclusivamente nella scrittura (Wilder esordirà a Hollywood solo nel 1942 con Frutto proibito, ma il suo nome come scrittore di cinema è già famosissimo, tanto che con questo Ninotchka arriverà la nomination per l'Oscar). Il brio tipico delle commedie del regista - fra l'altro punto fisso di ispirazione per la carriera del futuro regista Wilder - si unisce all'umorismo sottile degli sceneggiatori, alla cui miscela va aggiunto il freddo sex appeal della Garbo (che nelle locandine del film appare sorridente, con grande sorpresa per il pubblico) ed il buon mestiere degli interpreti maschili, da Melvyn Douglas a Sig Rumann, da Alexander Granach a Felix Bressart; c'è anche Bela Lugosi, in un ruolo minore. Il lieto fine non inganna: le intenzioni propagandistiche-politiche (siamo pur sempre ad un passo dall'inizio della seconda guerra mondiale) ci sono eccome, vanno ben al di là della storia sentimentale e umana di Ninotchka; la bella ed integerrima russa (comunista di ferro) che si lascia corrompere dai normalissimi 'vizi' della vita (capitalista) francese è un'evidente parabola filoamericana che auspica un ridimensionamento del potere sovietico sul continente europeo. Lubitsch produce anche (con Sidney Franklin). 6,5/10.
Ninotchka, bella spia russa, viene mandata in Francia per recuperare i gioielli che tre suoi colleghi sono incaricati di vendere; qui però la donna di ferro conosce il galante Leon e, piano piano, cede alla sua corte e alle lusinghe della 'dolce vita' parigina.
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