Regia di Ernst Lubitsch vedi scheda film
Incantevole commedia romantica, che stempera i contrasti con fine ironia, risolvendoli, infine, in gioiose complicità. Lo sceneggiatore Billy Wilder pare sfoderare, ancora una volta, il suo gusto della messinscena e della metamorfosi, che, come in "A qualcuno piace caldo" e "Uno, due, tre!", sdrammatizza e confonde ruoli e condizioni, ricchezza e povertà, capitalisti e proletari, femminilità e mascolinità. Le bonarie caricature da guerra fredda si rivelano, gradatamente, le vere portatrici dell'anima nobile della vicenda. La scena in cui il conte Leone cerca disperatamente di far ridere l'austera funzionaria sovietica Nina Yakushova Ivanoff è già, di per sé, una vetta della cinematografia. Il resto non è proprio tutto oro zecchino, ma questo film rimane un'opera memorabile, non fosse altro per gli eccellenti dialoghi, in cui trionfa un linguaggio figurato brillante ed efficacissimo, che si diverte a coniare metafore e rinnovare modi di dire, in un perfetto equilibrio tra humour e poesia. Citazioni: "Mi ha sempre seccato che le rondini d'inverno ci lasciassero per andare nei paesi capitalisti. Adesso capisco: noi abbiamo alti ideali, ma loro hanno un buon clima."
"Questo illustra la teoria del regime: isolati non avete che un uovo, ma se, fedeli allo spirito collettivistico, vi riunite, avrete una frittata."
La presenza di Greta Garbo raffredda il film come la neve che prepara la fioritura a primavera, e trattiene in sé quella fine sobrietà di stile che è la premessa allo sfolgorio dell'eleganza.
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