Regia di Fabrizio Taglioni vedi scheda film
L'unica ragione sensata per guardare questo La ballata dei mariti è la presenza - caso unico più che raro - di un'accoppiata di protagonisti prelevati dalle seconde linee del cinema italiano di quegli anni, che si dimostrano assolutamente capaci di tenere testa ai colleghi più 'blasonati': Memmo Carotenuto e Aroldo Tieri. La coppia non solo funziona nei suoi singoli componenti (merito anche della scrittura del regista, di Leo Bomba e di Odoardo Fiory), ma lavora benissimo anche dal punto di vista delle dinamiche interrelazionali fra i personaggi: Carotenuto è un perfetto clown bianco, Tieri un augusto strepitoso; eppure l'esperimento non avrà alcun seguito: vuoi per la totale mancanza di appeal della trama (una sorta di copione alla Vianello-Tognazzi allungato e ammorbidito), vuoi per l'assenza di altri nomi di un certo calibro (i maggiori sono Marisa Del Frate, Margaret Lee e Franco Giacobini; in un ruolino c'è anche Rosalba Neri), vuoi per la scarsa esperienza del regista. Taglioni ha diretto solamente quattro film in venti anni circa, senza lasciare tracce nel cinema italiano e probabilmente questo (che è il terzo in carriera) è il suo titolo di maggior prestigio e fama (si fa per dire, insomma). Carotenuto è anche il produttore del lavoro, ma la sua occasione per fare un salto di qualità artistico fallisce. 2,5/10.
Due amici di mezza età abbandonano le mogli, fingendosi spie dei servizi segreti, per trascorrere una vacanza estiva di puro pappagallismo. Purtroppo per loro, però, vengono coinvolti davvero in un affare di controspionaggio e a salvarli saranno proprio le persone più inaspettate.
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