Regia di Emilio Marrese vedi scheda film
Un modo intelligente e originale di rievocare la strage della stazione di Bologna, a trentacinque anni di distanza dai fatti. I processi hanno raggiunto una verità sfumata e parziale: forse solo i poeti possono ambire a raggiungere la Verità.
La linea gialla è un modo intelligente di rievocare una delle stragi peggiori della nutrita storia stragista del nostro paese. Durante il film, ci viene fornito qualche indizio su chi sia questa bella ragazza (interpretata da Valentina Lodovini) che visita Bologna nell'imminenza del trentacinquesimo anniversario della strage, e che non si ricorda di esservi mai stata prima. La scoperta della sua identità dà un po' di emozione al racconto, che riguarda quel giorno d'inizio agosto di tanti anni fa, ma è anche, fuor di metafora, un richiamo all'Italia d'oggi a non oltrepassare quella linea gialla che nelle stazioni indica il confine con l'area del pericolo.
Forse oggi è diventato ancora più difficile fare cinema d'impegno civile, soprattutto in un paese poco normale, nel quale quasi niente è come sembra, rispetto a tanti anni fa, quando facevano cinema Rosi, Damiani e i loro epigoni.
Quella della stazione di Bologna è una strage che ha ancora tanti testimoni e di cui tanti di noi ricordano nitidamente dove fossero quando hanno conosciuto la notizia, un po' come con il rapimento di Aldo Moro. E tuttavia molti giovani non ne sanno niente e pensano che sia stato un attentato delle Brigate rosse o qualcosa del genere. Anche perché i depistaggi delle indagini - bisognerebbe dire con Eduardo - non finiscono mai, e fino a pochissimo tempo fa, il Venerabile Maestro Licio Gelli, recentemente defunto, continuava a sostenere che non si è trattato di una bomba, ma dello scoppio di una caldaia. Evidentemente, il 2 di agosto era sotto sforzo.
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