Regia di Julien Duvivier vedi scheda film
Posso dirlo? Non ho la bocca di Virna Lisi quindi forse non posso dire quel che voglio. Anche perché rischio di beccarmi accuse di blasfemia convinta (un po’ come Berlusconi che dice che il Milan porta il messaggio di Dio nel mondo – ma perché gira e rigira parliamo sempre di Berlusconi? Fosse davvero l’Unto dal Signore?). Allora, a me Golgotha ha fatto ridere. Che sia stato realizzato in pieni anni trenta mi interessa fino ad un certo punto: ovvio, un film va contestualizzato, gli strumenti erano quelli che erano. Ma il guaio è che non si tratta di buon artigianato. Insomma, è bonariamente un’opera minore di un buon regista. Fa sorridere perché sembra la recita della parrocchia allestita dalle comari del paesino in collaborazione con lo spiantato regista di quartiere e il vecchio maestro improvvisatosi sceneggiatore, perché i tabù sono ancora fin troppo importanti, perché la messinscena è approssimativa, perché la storiella sembra raccontata ai bambini del catechismo, perché non c’è analisi critica, perché c’è solo staticità e per niente nervosismo. Oddio, qualche brivido cinico col Ponzio Pilato di Jean Gabin scorre pure, ma diamine, possibile che non si riesca a fare un film cristiano sulla Passione di Cristo senza cadere necessariamente nella trappola del film cattolico? Ci riuscirà PPP, poeta maledetto dalla sorte e benedetto dagli astri. Non ci è riuscito Duvivier.
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