Regia di Alberto Lattuada vedi scheda film
Il difficile rapporto fra una suora, ex missionaria ora rientrata in Italia, e uno zoppo senzatetto comunista, in un ospedale. Dalla diffidenza reciproca iniziale i due, entrando in intimità, passano presto alla simpatia.
Sophia Loren e Adriano Celentano: una di quelle coppie cinematografiche assolutamente memorabili - e non certo per meriti artistici, casomai per il contrario. Bianco, rosso e... è ricordato in effetti come uno dei flop più grandi di Alberto Lattuada, nonchè come uno dei risultati più discutibili per quanto riguarda gli assortimenti improbabili fra protagonisti sulla carta eccellenti: l'intesa fra i due attori principali pare infatti non sbocciare mai e i loro due personaggi sembrano appartenere a due pellicole differenti. Un film in cui c'è la Loren, un altro film in cui c'è Celentano. E dire che i presupposti per il successo c'erano tutti: un regista affermato e dallo sguardo sensibile; un duo di sceneggiatori che non ha bisogno di presentazioni (Tonino Guerra e Ruggero Maccari); attori di calibro sistemati anche nelle parti meno importanti: Fernando Rey, Tina Aumont, Giuseppe Maffioli (già esperto di gastronomia, negli anni Settanta capace di lasciare il segno anche come caratterista), Patrizia De Clara, con Enzo Cannavale e Attilio Dottesio in particine (e anche la giovanissima Alessandra Mussolini). Per tacere poi delle musiche strappalacrime di Fred Bongusto, che comunque fanno il loro dovere, e della sontuosa produzione Carlo Ponti; eppure Bianco, rosso e... non risulta lavoro sufficientemente coeso, peraltro diviso in maniera netta nelle sue due anime comica (Celentano) e melodrammatica (Loren). Nel giro di qualche anno il successo di Bianco, rosso e Verdone (1981) spazzerà via il titolo di Lattuada. 3/10.
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