Regia di Claire Simon vedi scheda film
FESTIVAL DI LOCARNO 2015 - FUORI CONCORSO
Ciò che apprezzo davvero volentieri nell'approccio della meravigliosa regista CLAIRE SIMON, quella di Gare du Nord che due anni fa mi entusiasmò sempre a Locarno, regalando oltretutto a Nicole Garcia una parte di donna tra le più belle e complesse, stilizzate e potenti degli ultimi dieci anni, è l'onestà narrativa, semplice e disarmante, con cui l'autrice porta avanti, qui e altrove, i suoi trattati, documentaristici e non.
LES BOIS DONT LES REVES SONT FAITS, probabilmente il titolo più bello e suggestivo di quest'anno a Locarno, è un documentario di quasi due ore e mezza in cui la regista, macchina in spalla (si fa per dire), si introduce tra la vegetazione dell'immenso Parco di Vincennes all'interno di Parigi, pr raccontarci tutta una serie di storie vere di persone o gruppi che, grazie a quel bosco, hanno trovato l'equilibrio, il modo per soddisfare impulsi o passioni, una casa, una valvola di sfogo, un approdo o un appiglio a cui potersi Aggrappare per superare lo stress e le difficoltà della vita di ogni giorno. La cosa più riuscita e straordinaria è l'approccio come dicevo prima: sincero, diretto, frammezzato da brevi introduzioni o considerazione da parte della regista stessa, legate magari alla ciclicità delle stagioni, o alle domande da lei dirette alle persone intervistate, che trovano nella donna una valvola di sfogo verso cui aprirsi, lasciando da parte timori, falsi pudori, concedendosi alle domande con la sincerità che lo spettatore percepisce nella sua integrale genuinità.
Il bosco per incontri sessuali ed etero lascia il posto alle interviste ad una prostituta, poi si passa al raduno cambogiano dei profughi degli orrori della dittatura di Pol Pot; alla festa africana tutta danze etniche e giochi festosi, al volontario che pulisce il parco e si allena con i tronchi utilizzati come pesi; alla società che si adopera a rinnovare le piante, all'allevatore amorevole di piccioni, al portatore di cani, al barbone che ha interrotto studi contatti con la civiltà ed il denaro per rifugiarsi a stretto contatto con le asperità sincere della natura.
Due ore e mezza di contemplazione, di riflessione, di interesse che rimane vivo, alimentato dalla sensibilità non comune di una straordinaria donna di cinema.
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