Regia di Giuseppe M. Gaudino vedi scheda film
Da quando Sorrentino ha preso l'Oscar per La grande bellezza, sono sempre più i registi che cercano di scimmiottarlo, con risultati spesso risibili. Oltre a Piero Messina e Giorgia Cecere, anche Giuseppe Maria Gaudino, la cui assenza da quasi un ventennio dagli schermi italiani (se si eccettua Per questi stretti morire - e già i titoli magniloquenti la dicono lunga - il suo ultimo lavoro è stato Giro di lune tra terra e mare, 1997) non ha creato grande sconforto tra il pubblico.
Qui il nostro usa la macchina da presa e il montaggio come un'arma per andare all'assalto di un pubblico disposto a farsi mitragliare da una serie di immagini sensazionalistiche e prive di senso (la cui apoteosi arriva nel finale simil horror, una sequenza delirante e visivamente orribile), da brusche accelerazioni in proiezione, dall'horror vacui di un regista ansioso di inzeppare qualsiasi minuto dell'opera anche a costo di ricorrere a scenografie immonde (la finestra che si apre sul mare) e da una storia di sconcertante banalità, figlia illegittima de Lo sceicco bianco. Che è questa: Anna (Golino, premiata a Venezia con la Coppa Volpi) è una madre di famiglia con tre figli (uno dei quali sordomuto, scelta del tutto gratuita e non funzionale al racconto), che si fa in quattro e sopporta a denti stretti i soprusi di un marito malavitoso e carogna (Gallo). Lavora come copista sul set di alcune produzioni televisive, dove conosce un divetto con l'ossessione del gioco (Giannini), mentre subisce con la pazienza di Giobbe le rimostranze del copista (Cantalupo) che è stato licenziato per fare posto a lei. Fino a quando sopporterà?
Il tripudio del kitsch in bianco e nero: è questo che si trova in Per amor vostro. Se un riferimento in terra di Vesuvio esiste, questo non è certamente Sorrentino. Casomai, l'iperbole di cattivo gusto dei film con Mario Merola e Nino D'Angelo.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta