Regia di Giuseppe M. Gaudino vedi scheda film
Seconda Coppa Volpi a Valeria Golino – la prima era stata nel 1986 (Una storia d’amore di Citto Maselli) – per questo film, presentato a Venezia ’72.
Qui la Golino interpreta Anna, la donna napoletana, vissuta, fin da piccola – ai margini della legalità – fra piccoli furti e quattro anni di riformatorio, dove le suore che l’avevano accolta avevano cercato di indirizzarla a un mestiere pulito che le consentisse di vivere onestamente.
Non sempre, purtroppo, questo le era stato possibile nella sua Napoli, dove, miseria e ignoranza diffuse incoraggiavano l’arte di arrangiarsi per sopravvivere e dove il disprezzo dello stato e delle istituzioni spesso era l’alibi per giustificare la tolleranza dei comportamenti illegali.
Sebbene si adoperasse con molto altruismo, per aiutare in ogni modo tutti quelli che avevano bisogno di lei, Anna viveva una realtà durissima fra le pareti di casa, sopportando il marito, spietato usuraio autoritario e violento, e tre figli – dei quali uno sordo – fin da piccoli abituati alla quotidianità delle risse e degli alterchi familiari.
Per amor loro Anna aveva subito e sopportato ogni angheria, finché un lavoro, ottenuto quasi miracolosamente, come suggeritrice in una soap opera televisiva, sembrò permetterle di portare a casa, insieme a un discreto stipendio, anche quel po’ di dignità, utile per reagire ai soprusi, sia pure debolmente, perché le troppe umiliazioni ne avevano fiaccato irrimediabilmente l’autostima.
La scarna vicenda procede alternando la rappresentazione della vita opaca e grigia della quotidianità della donna (grigi e opachi sono anche i colori del film) – in cui neppure la speranza di un nuovo amore avrebbe modificato la realtà – con la narrazione dei sogni angosciosi e scuri di tunnel lunghissimi e bui, presagi sinistri di orizzonti che si chiudono su un mare troppo azzurro, simbolo dell’unica liberazione possibile, l’annullamento di sé…
Il regista mescola abilmente, nelle rappresentazioni oniriche, pellicola e disegni, cosicché l’animazione si introduce con semplicità nel racconto, rendendo insolita una storia dolorosa che diversamente apparirebbe già vista e risaputa.
Degne di rilievo anche le musiche, dai più facili refrain agli arrangiamenti raffinati di pezzi famosi, senza esclusione della musica classica, da Verdi ad Handel (nell’elaborazione elettronica di Lascia ch’io pianga che, accompagnando Anna affacciata al balcone, è una straordinaria citazione dell’Antichrist di Lars Von Trier e prepara,infatti, la tragedia che sta per compiersi).
L’interpretazione della Golino conferisce un notevole valore aggiunto a tutta l’opera, ma in ogni caso, l’ultima fatica di Giuseppe Gaudino, regista e disegnatore di qualità, poco noto in questo nostro paese distratto, merita sicuramente una visione attenta.
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