Regia di Fredi M. Murer vedi scheda film
Curiosa commistione tra dramma familiare a sfondo bucolico, meticolosa descrizione di una endemica condizione patriarcale ed ambizioni da tragedia greca in trasferta elvetica, questo quadretto didascalico di una vita semplice sembra portare con sè il peso di una complessità psicologia e di una accuratezza etnografica non sostenute adeguatamente.
Figlia adolescente di una coppia di anziani genitori da sempre vissuti nell'eremo alpestre di una fattoria di montagna, la giovane Belli accudisce ed istruisce il fratello di poco più piccolo, sordomuto dalla nascita ed affetto da autismo. Il lungo isolamento dei due giovani, unitamente all'istinto di protezione che la ragazza prova per il fratello la porterà ad una relazione incestuosa ed alla relativa gravidanza. Dramma finale.
Curiosa commistione tra dramma familiare a sfondo bucolico, meticolosa descrizione di una endemica condizione patriarcale che persiste nel cuore della modernità ed ambizioni (a detta dello stesso autore) da tragedia greca in trasferta elvetica, questo quadretto didascalico di una vita semplice sembra portare con sè il peso di una complessità psicologia e di una accuratezza etnografica che l'ingenuità della messa in scena televisiva e la pedante linearità della narrazione non riescono a sostenere adeguatamente, consegnadoci appena l'affettuoso ritratto di una comunità isolata che non è attrezzata per rispondere ai naturali bisogni di giovani adulti che hanno avuto un pur sporadico contatto con il mondo esterno (l'istruzione magistrale di Belli, la corrispondenza settimanale, una radiolina portatile). Se la progressione drammaturgica sembra stemperata dal ritmo sincopato di un montaggio che fatica a raggiungere le quasi due ore di metraggio, è proprio l'agitare temi scabrosi e scomodi (ma tanto di moda in quegli anni) quali l'autismo e l'incesto che fatica ad emergere dall'osservazione di una condizione di isolamento sociale che sembra improntata ad una consapevole e mutua solidarietà umana, riservando all'inesplicabile finale quei toni mortiferi ed iconoclasti che sembrano involontariamente richiamare alla mente la disgregazione morale del folgorante esordio di Marco Bellocchio di vent'anni prima (gli infissi divelti, la veglia funebre, il falò che dà il titolo al film, la relazione morbosa che sembra replicare quella tra la spregiudicata Paola Pitagora ed l'introverso Lou Castel). Film che vale più per la correttezza dell'ambientazione rurale e per la nostalgia di una ritualità familiare destinata ben presto ad estinguersi, cede il passo alla scarsa attendibilità delle notazioni psicologiche, compresi i sorprendenti talenti architettonici di un idiot savant (House of Cards - 1993) che riesce ad erigere i mistici megaliti di spettacolari muretti a secco in una astrusa contrapposizione tra l'istintivo paganesimo di antiche tradizioni celtiche e le bigotte imposizioni di una repressiva morale cattolica. Se il segno di una ineluttabile tara familiare che condanna all'isolamento 'gli arrabbiati' di quelle valli ed alla conseguente mancanza di prospettive impone un passaggio del testimone generazionale, allora la vicinanza umana e l'amore fraterno possono trasformarsi in qualcosa di straordinario e diverso che seppellisce (letteralmente) i testimoni inadeguati di un tempo ormai superato e riesce replicare sè stesso nella speranza senza colpe di un figlio in arrivo. Bravi gli attori, soprattutto i giovanissimi Thomas Nock e Johanna Lier allo loro prima esperienza cinematografica. Considerato (forse non a torto) il miglior film svizzero di tutti i tempi, è stato premiato al Locarno International Film Festival 1985 (Pardo d'oro e Premio della Giuria Ecumenica) ed ha rappresentato la Confederazione Elvetica come Miglior Film Straniero ai Premi Oscar del 1986.
Se la piccola Heidi una volta cresciuta avesse avuto un fratello...
Si allega link Youtube (italiano con sottotitoli in inglese,sic!) per chi fosse interessato:
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