Regia di Elio, Roberto Bolle, Silvio Soldini, Walter Veltroni, Cristiana Capotondi, Giorgio Diritti vedi scheda film
Sei sguardi su Milano, nell’anno di EXPO. Produce Lionello Cerri, dirigono sei registi in cerca di un’idea di città fuori canone, eccentrica, veritiera. Nomi noti, intenti ad abbigliare il proprio episodio secondo il dress code del cinema impegnato: Elio segue le pedalate e le parole di un giovane lavoratore/imprenditore cinese che riflette su metropoli e futuro, mentre mappa una serie di luoghi di cultura dismessi (a cui, povero Cerri, poveri noi, dovremmo aggiungere il cinema Apollo). I rari momenti di grazia si trovano nel frammento di Roberto Bolle, che racconta la Scala e i suoi lavoratori. Silvio Soldini struttura il suo episodio su tre personaggi che hanno solo il tempo di esprimersi superficialmente, rimanendo allo stato di stereotipo. Walter Veltroni rimpiange il Vigorelli a suon di droni che planano, materiali d’archivio, testimonianze in prima persona e un revival finale, capendo che la forma migliore per commissioni come questa sono i toni enfatici e le emozioni facili degli spot. La Capotondi registra momenti di redazione del “Corriere della sera”, fino all’addio di De Bortoli. Giorgio Diritti alterna a vedute di Milano le parole di suore di clausura sul mondo che non vedono. La retorica del documentario d’osservazione, la poesiola sociale, i personaggi emblematici, l’elementarità degli scontri dialettici: un concentrato di retorica radical chic priva di spessore, un film da vip offensivo per un giovane filmaker. C’è poca Milano, qui dentro, e niente cinema.
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