Regia di Michael Rowe vedi scheda film
Un contesto grigio e cupo per descrivere un matrimonio che probabilmente, avrebbe detto il Manzoni, non si doveva fare. Marito e moglie con due figli, ma solo formalmente. Nella sostanza sono solo due persone che vivono sotto lo stesso tetto, condividono lo stesso letto, ma sono su due sintonie differenti. Lui in pratica si sobbarca tutto: lavora, porta a casa i soldi, si occupa anche delle faccende di casa. Lei in pratica è una fancazzista che fa il minimo sindacale con i figli, fissa davanti al teleschermo e sui social network.
Il matrimonio visto quindi come un'esperienza di ripiego per due vite uscite fuori da due precedenti relazioni: tragica (per lui) e desiderata ma non ottenuta (per lei). Attraverso dei quadri in camera fissa c'è un quotidiano che lentamente emerge facendo scoprire il vissuto e l'impossibilità di realizzare le proprie aspirazioni. Il matrimonio diventa quindi una prigione dove si va semplicemente avanti ma con l'occhio sempre con il rimpianto di quello che si è perduto. L'argomento non è propriamente allegro, ma gli attori sono bravi e misurati al punto giusto. Vincitore delle Giornate degli autori a Venezia 2015. Voto 6,5
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