Espandi menu
cerca
Hell or High Water

Regia di David Mackenzie vedi scheda film

Recensioni

L'autore

CineNihilist

CineNihilist

Iscritto dal 27 marzo 2020 Vai al suo profilo
  • Seguaci 65
  • Post 7
  • Recensioni 97
  • Playlist 10
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi
Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Hell or High Water

di CineNihilist
8 stelle

Alberto Parker: Tanto tempo fa questa terra era degli indiani. Finché qualcuno è arrivato, li ha massacrati, li ha sottomessi, e tu sei diventato come loro. 150 anni fa questa terra apparteneva ai miei avi. Tutto quello che vedi, tutto ciò che hai visto ieri. Ma i nonni di questa gente gliel’hanno rubata. E ora gliela stanno rubando a loro. Senza bisogno di un esercito. Basta una firma su un pezzo di carta.

 

Per il suo secondo capitolo incentrato sulla moderna frontiera americana, Taylor Sheridan decide di spostarsi dal confine USA-Messico al Texas rurale, esplorando le contraddizioni di una terra di frontiera che sembra non aver abbandonato le vecchie regole del Far West, nonostante la forte presenza di aziende bancarie e petrolifere che di fatto sono le vere detentrici di un territorio segnato da praterie (in)contaminate e ranch sporadici ma orgogliosi della loro identità rurale.
Il precariato e l’arretratezza fomentati dall’ingiustizia di un lato del Texas ancora fieramente ancorato alla sua anima più militarista e violenta confermando il perenne stato di belligeranza che gli Stati Uniti devono portarsi al loro interno per convogliare quella forza nei teatri di guerra mondiali che serve per mantenere costantemente attiva la macchina bellica a stelle e strisce, è l’aspetto principale che vuole sviscerare Taylor Sheridan nella sua seconda sceneggiatura impostata come un heist-movie neo-western, che decide di affidare alla regia del buon mestierante David Mackenzie.

 

David Mackenzie, Taylor Sheridan

Hell or High Water (2016): David Mackenzie, Taylor Sheridan

 

La trama si concentra sulle rapine alle filiali della banca “Texas Midlands Bank” da parte di due fratelli texani di nome Tanner e Toby. Quelle che apparentemente sembrerebbero delle rapine per fare tanti soldi “facili” da parte di due malviventi, in realtà si rivelano parte di un piano ben preciso realizzato dai fratelli per salvare il ranch della loro madre defunta messo in pegno in mano alla banca che loro stessi stanno rapinando.
L’obiettivo è dunque pagare il mutuo contratto con la Texas Midlands Bank per salvare la proprietà dalla demolizione, che essendo ricca di giacimenti di petrolio, per la famiglia di Toby rappresenterebbe l’unica garanzia di un futuro stabile e non nella totale precarietà come invece hanno sempre vissuto i due fratelli.
Tanner, essendo il fratello maggiore uscito dal carcere dopo 10 anni e con un innato spirito criminale, decide di aiutare il fratello minore Toby in questa pericolosa avventura da “banditi” del Far West, fornendogli l’adrenalina necessaria per portare a termine il suo piano.
Ovviamente ad ogni azione c’è una conseguenza soprattutto se criminale, e così due Texas Ranger veterani della contea, Marcus e Alberto, decidono di imbarcarsi in una forsennata caccia all’uomo sperando di incarcerare i due rapinatori improvvisati, prima che possano lasciarsi delle vittime innocenti sulla loro strada spericolata e dall’esito imprevedibile.

 

Chris Pine, Ben Foster

Hell or High Water (2016): Chris Pine, Ben Foster

Jeff Bridges, Gil Birmingham

Hell or High Water (2016): Jeff Bridges, Gil Birmingham

 

“Hell or High Water” che come modo dire americano significa “costi quel che costi, che venga l’inferno o un’inondazione” si adatta perfettamente alle atmosfere neo-western che Taylor Sheridan decide di impostare a differenza di “Sicario”, per sottolineare accuratamente la natura arretrata, precaria, violenta e ingiusta di un Texas che si vuol professare Stato moderno, ma che è lacerato al suo interno e neanche vuol tanto cambiare, dimostrando la classica natura dell’America profonda che soffre dei costi imperiali della sua patria nonostante ne incarni il nocciolo imperiale, ovvero quella forza brutale incarnata nella naturale predisposizione alle armi dei propri cittadini che viene fomentata dalle ingiustizie di un precariato che è scientificamente fagocitato dall’enorme potere negoziale, e dunque di ricatto, che hanno le banche sui poveri cittadini texani.
La critica che muove lo sceneggiatore americano a questa naturale disfunzionalità di queste terre di frontiera abbandonate quasi a loro stesse, permane per tutta la pellicola, dove sia i due fratelli Toby e Tanner sia i due Texas Ranger che gli danno la caccia, Marcus e Alberto, rappresentano la faccia della stessa medaglia di un’America profonda che propone poche alternative ai propri cittadini, che divisi tra l’essere o dei semplici poliziotti o dei violenti criminali, saranno costretti ad annullarsi a vicenda in un doloroso bagno di sangue.

 

Chris Pine, Ben Foster

Hell or High Water (2016): Chris Pine, Ben Foster

Jeff Bridges, Gil Birmingham

Hell or High Water (2016): Jeff Bridges, Gil Birmingham

 

La regia di David Mackenzie ha dunque il compito di tratteggiare questa dualità sofferta che attanaglia sia i rapinatori che i poliziotti che li inseguono, imbastendo uno stile alla road movie fondamentale sia per inquadrare la posta in gioco tra “inseguiti” e “inseguitori” immergendoli in un neo-western che acquisisce potenza visiva grazie alle ampie inquadrature panoramiche sulle immense praterie del Texas sia per sviluppare i rapporti interpersonali tra le rispettive coppie che rappresentano i due volti di una frontiera texana ormai decadente e quasi “sospesa nel tempo”.

 

Marcus essendo il più anziano del duo dei Texas Ranger e ormai prossimo alla pensione, rappresenta il volto “bianco”, “razzista”, “stanco”, ma tenace, caparbio e lucido del classico texano che ancora crede fermamente nella forza della “giustizia”, sperando col suo ultimo “caso” di potersi mettere il cuore in pace in una terra violenta e che non ha più nulla di offrirgli, ma che invece lo porrà sul filo del rasoio dovendo di nuovo rimettere in discussione i suoi valori etici e morali in una terra che ormai brucia solo di idrocarburi.
La sua progressiva desolazione interiore nella sua stessa terra natia viene accompagnata splendidamente dal suo collega di origini Comanchi Alberto, che rappresenta l’altro volto dell’America che ormai viene sempre più disconosciuto dalle autorità locali e federali ovvero quello dei nativi americani, il popolo che viveva in quelle stesse terre più di un secolo fa e che si è dovuto assimilare al ceppo dominante della nazione americana per non rimanerne totalmente escluso.
Il Texas Ranger indigeno interpretato da un grande Gil Birmingham rappresenta infatti il lato e il volto morale dell’intera vicenda che fa da perfetto contraltare al lato “bianco”, burbero e “razzista” dell’altro collega interpretato nientemeno che dal mitico Jeff Bridges, regalando uno dei monologhi più significativi che riassume egregiamente la critica sociopolitica di Sheridan, in cui gli stessi nativi americani rimpiazzati brutalmente dagli “yankees” ora vedono quest’ultimi prevaricarsi tra loro dove il potere finanziario delle banche ha schiacciato qualsiasi velleità degli ormai declinanti “cowboys” texani perfettamente in linea con l’espressione dispregiativa “white trash”.
La sinergica e contrastante coppia di poliziotti texani funziona quindi splendidamente nel mostrare le due identità culturali che convivono nell’America profonda, affrontando insieme il puro istinto di sopravvivenza sovversivo e di rivalsa della white trash rancorosa e precaria rappresentata dai due fratelli improvvisatisi “banditi” nel “Selvaggio West”, incontrando ovviamente il quotidiano pericolo dello stato di belligeranza che affligge gli USA, in cui muore in una cruda sparatoria il Texas Ranger Comanchi Alberto sotto gli occhi increduli e strazianti di Marcus, che in lui vedeva il suo unico vero amico in una landa desolata piena di morte e rimpianti.

 

Chris Pine, Ben Foster

Hell or High Water (2016): Chris Pine, Ben Foster

Gil Birmingham, Jeff Bridges

Hell or High Water (2016): Gil Birmingham, Jeff Bridges

 

La scena della morte cruda, fulminea, crudele e inaspettata di Alberto (come dovrebbe essere nella realtà) per mano di Tanner è semplicemente scioccante e in linea con l’anima del personaggio interpretato sorprendentemente bene da Ben Fosterche riesce a delineare splendidamente lo spirito selvaggio e violento del classico texano cresciuto in situazioni disagiate e precarie.
Nonostante voglia bene al fratello dandogli la necessaria adrenalina e forza muscolare nel realizzare il piano di salvataggio del ranch di famiglia per poter pagare il mutuo alla Midlands Texas Bank, è chiaro sin da subito che è uno spirito libero ormai noncurante di un mondo che ha vissuto per 10 anni in carcere a seguito dell’omicidio del padre violento.
La scelta finale in cui decide di separarsi dal fratello per dargli il tempo necessario per fuggire dai poliziotti e depistarli, oltre che straziante, mostra tutta la sofferenza e il desiderio di rivalsa della “white trash” americana sulla società intera, che porta Tanner a realizzare una vera e propria carneficina che soddisfa pienamente la sua sete più omicida e militarista, incarnando così il volto più sofferente e disumano dell’America Profonda che ovviamente colpisce gli animi più innocenti come quello di Alberto, e trovando a sua volta la sua stessa fine nella rappresaglia “nemica” compiuta in questo caso da un gelido e affranto Marcus, che addirittura deve placare il naturale istinto reazionario e omicida degli autoctoni locali che vorrebbero felicemente giustiziare a sangue freddo il “criminale” Tanner.

 

Jeff Bridges, Kevin Wiggins

Hell or High Water (2016): Jeff Bridges, Kevin Wiggins

Ben Foster

Hell or High Water (2016): Ben Foster

 

In una terra di frontiera così violenta e ingiusta nel suo esistere immersa perennemente in uno stato di belligeranza dato dal sempre più precario mondo “sudista”, si inserisce infine il fratello minore Toby, personaggio chiave e forse il vero protagonista dell’intera vicenda, che essendo l’ideatore del piano per salvare economicamente la sua famiglia, è quello moralmente più discutibile avendo scatenato indirettamente tutte le violenze e le morti che si sono susseguite per tutta la pellicola nonostante non abbia ucciso nessuno.
L’aver rapinato la stessa banca che stava soffocando economicamente non solo la sua famiglia, ma anche tutto il tessuto sociale della sua contea ripagandola con la sua stessa moneta, è di per sé un rapporto di causalità intrinseco e prevedibile in uno sistema che favorisce questa disfunzionalità ingiusta e violenta, ponendo il personaggio di Toby in una dilemma morale che forse poteva optare per un via più pacifica, ma che istintivamente il giovane adulto texano non ha scelto conscio della sua precaria sussistenza.

 

Chris Pine

Hell or High Water (2016): Chris Pine

 

Il sogno americano viene dunque infranto o pagato col sangue a seconda dei punti di vista che si vogliono adottare (fratelli Howard o Texas Ranger) dove la sceneggiatura riesce intelligentemente a mettere in luce lo scontro etico e morale tra un Toby vittorioso per il pozzo di petrolio acquisito nel ranch ma addolorato per la morte del fratello maggiore Tanner e un Marcus ormai “sistemato” in pensione ma anch’esso affranto dalla morte del suo unico amico e collega Alberto.
Taylor Sheridan ci dimostra come in ogni società capitalista soprattutto quella statunitense, il benessere di uno vive sul malessere dell’altro e così viceversa, ponendo i due sopravvissuti finali su un filo del rasoio morale che non può concludersi altrimenti se non con un duello mortale sul finale rimandato, ma che si dovrà consumare prima o poi per ritrovare una parvenza di pace interiore, riportando in auge l’eterno stato di belligeranza in cui vivono gli USA che non è solo “fisico” ma anche tremendamente psicologico, tipico di una società imperiale.

 

Chris Pine, Ben Foster

Hell or High Water (2016): Chris Pine, Ben Foster

 

Insomma, Taylor Sheridan affiancato dal buon David Mackenzie ci ritrasporta nella moderna frontiera americana esplorando il famoso “profondo sud” della sua nazione attraverso un filtro neo-western mischiato tra un road e heist movie davvero ricercato, dove la maestosa bellezza di un paesaggio di frontiera non può mascherarne i suoi orrori e le sue sfide future, tra cui l’assimilazione degli ispanici in rapido aumento da parte di una sempre più relativa maggioranza “bianca” texana.

 

GLI STATI UNITI DIVISI DAI LATINOS - Limes

 

Il Texas, l’America futura che verrà in miniatura, un vero e proprio laboratorio antropologico, sociopolitico e geopolitico di cui Taylor Sheridan ce ne regala un assaggio unico su cui riflettere e meditare per comprendere al meglio il vero volto degli Stati Uniti.

 

Voto 8.5

 

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Ultimi commenti

  1. (spopola) 1726792
    di (spopola) 1726792

    Ottima come sempre l’analisi che hai fatto di questa pellicola che poggia ancora una volta sulla densa scrittura di Taylor Sheridan . Peccato che questo neo-western dall’anima lacerata fra i vari generi non abbia avuto una regolare distribuzione in sala perché a quanto leggo, meritava davvero molto di più di quanto gli abbia assicurato (come contatto col pubblico), il suo passaggio dalla Festa del Cinema di Roma e la successiva visione limitata alla sola piattaforma Netflix e ai suoi abbonati, e questo nonostante che fosse stato candidato all’oscar con ben tre nomination (tutte andate a vuoto: una come miglior film, una alla sceneggiatura di Taylor Sheridan e la terza a Jeff Bridges quale migliore attore non protagonista… Spero di farti cosa gradita riportando qui il periodo conclusivo della recensione di Maria Capozzi su Nocturno che va proprio nella tua direzione: “(…) Fra tutte le opere candidate all’Oscar di quell’anno come miglior film, questo era sicuramente anche il più contemporaneo e rilevante, quello che più di ogni altro permette di comprendere la difficile situazione socio politica in cui gli stessi USA attualmente versano (ovvero il sogno americano che va a infrangersi nelle praterie del Texas, aggiungo io). Supportato dalla infallibile capacità di Mackenzie di ottenere grandi performance dai protagonisti, il cast va avanti con una naturalezza mai forzata, che è lontana anni luce della sindrome delle grandi performance che spesso attanaglia i film dei grandi riconoscimenti cinematografici. Ed è cosa giusta affermare che Chris Pine è in un ruolo che segna la maturità e la crescita della sua carriera, mentre Jeff Bridges si fa giustamente ammirare per l’avanzato livello di sarcastica scontrosità che mette in scena nei panni della guardia texana in azione. Come sappiamo, il film non ha vinto l’Oscar e neanche era tra i favoriti. Ma se lo avesse ottenuto, non sarebbe stato un errore”.

    1. CineNihilist
      di CineNihilist

      Grazie spopola per questo gradito intervento che ben sottolinea la tragica distribuzione di questo film sul suolo nostrano nonostante le numerose candidature all'Oscar, oltre ovviamente al potenziale commerciale che avrebbe riscosso in Italia grazie alla presenza di forti attori di richiamo. Insomma, una vergogna la distribuzione su Netflix anche perché negli USA ha incassato molto bene nelle sale. Purtroppo la questione di Netflix è un'arma a doppio taglio, e credo che nel breve futuro avrà un ruolo sempre più predominante sul mercato cinematografico.

      Per quanto riguarda Hell or High Water, ti consiglio di recuperarlo questo "tassello mediano" soprattutto perché so che tu sei un grande amante del genere western, e questo di sicuro non può che darti una buona motivazione per recuperarti il film firmato anche da Sheridan, che qui fa un piccolo "cameo" ;)

      Alla prossima recensione carissimo e grazie ancora per la tua costante, autorevole e passionale presenza nei miei scritti ;-)

    2. (spopola) 1726792
      di (spopola) 1726792

      Avevo già provato a recuperarlo in rete qualcje tempo fa a seguito di una interessante discussione che ricorderai anche te cin Matteo (mck).ì ma senza alcun esito positvo . Ci riproverò un'altra volta magari facendomi aiutare da qualcono che in queto è molto più pratico di me (ma per il momento è escluso che possa iscrivere alla piattaforma Netflix. Grazie ancor caro amico e a presto

    3. CineNihilist
      di CineNihilist

      Iscriversi alla piattaforma Netflix è l'unico modo per vederlo legalmente, poi un tempo era possibile sfruttare la prova gratuita di un mese. Comunque immagino che sia anche controproducente soprattutto per te spopola, visto che alla fine non hai così tanta dimestichezza con le piattaforme streaming oltre che uno scarso interesse di esplorare i loro cataloghi digitali.
      Io ho la fortuna di condividere l'abbonamento con un amico, ma non tutti possono godere di questo privilegio ovviamente.

      Un giorno forse lo recuperai e me lo farai sapere, un caro saluto amico mio e alla prossima recensione (l'ultima per questo tormentato 2020).

  2. obyone
    di obyone

    Bella rece Giorgio. Si impara sempre qualcosa degli Stati Uniti dai tuoi commenti. Peccato non poterlo vedere. Ho poco tempo da dedicare ai film perciò un abbonamento a Netflix sarebbe sprecato e inutile soprattutto perché, a contrario di altre piattaforme, N. non consente di chiudere l'abbonamento e riaprirlo secondo le proprie esigenze. Mi accontenterò della tua brillante descrizione. Un saluto. Roberto

    1. CineNihilist
      di CineNihilist

      Grazie Roberto per il tuo interessamento anche per questo tassello mediano all'interno della trilogia della frontiera di Taylor Sheridan, come vedi è un film assolutamente da recuperare per l'ottimo cast e una trama seppur semplice, piena di sottotesti da sviscerare.

      Comunque mi sembra abbastanza strano che Netflix sia così "rigido" rispetto alle altre piattaforme, da quel che so puoi aprire e disdire l'abbonamento quando vuoi, l'ho anche appena letto nel regolamento perché proprio in questo mese lo sto condividendo con un mio amico.

      Comunque capisco il tuo dilemma, anch'io infatti Netflix lo utilizzo poco o niente, infatti mi "aggancio" sempre o a degli amici oppure se proprio voglio vedermi una serie tv di mio particolare interesse, attivo l'abbonamento solo quando ho veramente tanto tempo da spenderci sopra.
      Comunque io solitamente le piattaforme streaming le uso poco o niente , a volte mi capitano delle "condivisioni privilegiate" con amici, ma solitamente preferisco recuperare tutto dai dvd delle biblioteche (fornitissime a Bologna e dintorni ;D), la mia principale fonte di "approvvigionamento" cinematografica.

      Un caro saluto anche a te Roberto e ci vediamo alla prossima fermata che tu già conosci molto bene perché già in passato ci siamo passati assieme ;)

    2. obyone
      di obyone

      Puoi disdire N. quando vuoi però devi chiudere l'account. A contrario con altre piattaforme il tuo account resta e puoi fermarti ad esempio un mese perché te ne vai in vacanza e poi riprendere con un semplice click. Netflix ti costringe invece a riapriee con account diverso. Insomma una manfrina per disincentivare l'abbonato a lasciare il servizio e pagare il non utilizzo. Questo avevo letto in sostanza.
      Peccato sia l'ultima tua opera ma arrivederci a presto. Roberto

    3. CineNihilist
      di CineNihilist

      Io solitamente per "riattivare" il mio account Netflix riutilizzavo la stessa mail, però forse nell'ultimo anno è cambiato qualcosa.

      Per quanto riguarda il mio prossimo scritto che sarà "l'ultimo" è perché oltre i vari impegni sempre più pressanti, non credo che riapriranno i Cinema a dicembre, soprattutto con un'offerta veramente valida da visionare; mai dire mai ovviamente, in quel caso mi piacerebbe molto recensire "Freaks Out" di Gabriele Mainetti che è lo stesso di "Lo chiamavano Jeeg Robot".
      Anche il Diabolik dei Manetti Bros. mi interessa moltissimo, però uscendo (per ora) il 31 dicembre nelle sale, direi proprio che rimando ad una mia futura recensione l'anno prossimo.

      Un caro saluto e alla prossima e ultima (?) fermata per il CineNihilist ;)

    4. obyone
      di obyone

      Quello di Mainetti lo vorrei vedere anch'io!! Ma chissà se ritorneremo in sala nel 2020. Mah! Io di pezzi ne avrei da scrivere. Mi restano più della metà dei film visti a Venezia e un bel po' di appunti presi in loco che prima o poi trasformerò in recensioni. Con calma. ah ah. Stammi bene.

    5. CineNihilist
      di CineNihilist

      Ahahah chissà se la vedremo più la sala, quest'anno a novembre ci siamo persi pure l'ultimo film di Woody Allen ;)

      Cercherò di leggere anche le tue numerose rassegne sui film proiettati a Venezia quando avrò più tempo, alcuni titoli mi sembrano molto interessanti :D

      Sì ovviamente con calma Roberto, c'è tutto il tempo del mondo qui su filmtv :D

      Stammi bene anche te e buona stesura dei tuoi prossimi scritti ;)

  3. port cros
    di port cros

    Ottima recensione per uno splendido film che è stato a mio avviso sottovalutato, avrebbe meritato maggiori riconoscimenti.

    1. CineNihilist
      di CineNihilist

      Grazie port cros :D

      Concordo con te, una piccola gemma abbastanza sottovalutata anche per via della sua mal distribuzione. La presenza su Netflix è il suo magro premio di consolazione...

      Un caro saluto

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati

Errore:

chiudi