Regia di David Mackenzie vedi scheda film
C'è chi ha scritto "Questo film aiuta a capire meglio l'America di Trump.". Nonostante quattro candidature agli Oscar, e tre ai Golden Globes, e critiche molto positive, non c'è stato posto nei cinema per questo noir/western, qui da noi. La storia incrociata di due fratelli che mettono in atto uno schema di rapine a mano armata, senza fare vittime, e del ranger alle soglie della pensione che dà loro la caccia, e sembra aver intuito i loro piani, racconta di una nazione cinica, di banche peggiori di chi commette crimini infrangendo il codice penale: David Mackenzie gira una pellicola con sentimento western, linguaggio noir e sfondo drammatico, con inevitabile snodo tragico, quando le rapine cominciano a mietere morti, e la caccia agli uomini si fa più serrata, e punta a chiudere la faccenda. Il trio di attori al centro del racconto, dai fratelli Chris Pine e Ben Foster, all'uomo di legge Jeff Bridges, serve bene il disegno della regia, che dipinge un quadro alla Cormac McCarthy, e portando ad una conclusione che resta nella memoria, di sopravvissuti che si promettono reciprocamente un appuntamento mortale, un giorno o l'altro. In una fotografia che esprime assai bene l'aridità di un micromondo, provincia eterna occidentale, di Giles Nuttgens, con le musiche di Nick Cave a cucire le immagini, "Hell or high water" merita miglior considerazione di quella, scarsa e inspiegabile, che la distribuzione italiana gli ha riservato: McKenzie pone le scene d'azione in modo chirurgico, a punteggiare una vicenda amara e ben scandita da una mano che potrebbe essere quella di un regista da seguire attentamente nei prossimi anni.
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