Regia di Marc Forster vedi scheda film
Una regia impegnata in sequenze e immagini ricercate perde però di vista trama e personaggi lasciando alla fine una idea di noia ed un mero esercizio di stile.
La regia propone quasi ossessivamente delle sequenze ed un montaggio "a sensazione" lungo l'intero svolgersi della trama. Purtroppo a questa ricercatezza di immagine non si abbina uno svolgimento altrettanto interessante della storia facendo infine pensare al tutto come un mero esercizio di stile. Se l'idea iniziale era accattivante i personaggi e gli avvenimenti non convergono in un fulcro empatico e la storia diventa insopportabilmente noiosa. Il finale vira sul dramma poetico assolutamente troppo tardi, negli ultimi 15 minuti.
La (ri)presa di coscienza e della propria vita di Gina con il recupero della vista e le ossessioni del marito non sono sufficenti a tenere lo spettatore desto per la durata dell'opera. Non è un vero thriller, non è un vero dramma psicologico, è una occasione lasciata a metà sulle onde di immagini accattivanti ma vuote. Anche i momenti morbosi sono espressione di una fotografia fascinosa ma fredda. Peccato.
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