Regia di Alex de la Iglesia vedi scheda film
25 COURMAYEUR NOIR FESTIVAL – CONCORSO
Il mondo ovattato e finto della televisione, il mito dell'immortalità sul palco, l'incapacità di persuadersi che il proprio tempo è ormai decorso e che è giunta l'ora di mettersi da parte; l'invidia di colleghi complessati, o addirittura di figli (adottivi o meno) che non si rassegnano rispettivamente ad essere secondi o all'anonimato; la fama del giovane idolo delle folle, amato come un dio pagano dalle forme perfette, bello ma ottuso, che pensa solo a procurrsi piacere con folle di donne che se lo contendono, la maggior parte intente o indotte a trarne profitto con i mezzi più abietti e spietati; la rivalità tra i conduttori, che pur essendo una coppia, farebbero di tutto per farsi le scarpe uno con l'altro; la vita da comparsa, e dunque del fallito che dalla vita non ha mai ottenuto nulla, tanto meno un effimero momento da protagonista, e che pertanto si adopera ad apparire, indistinto tra la folla, simulando una felicità ed una contentezza decisamente fuori luogo e costruite posticciamente per l'occorrenza, quando il sorriso falso si trasforma in una maschera digrignante di rabbia e tristezza. Ed intanto, in quella gran confusione, un killer che si prepara ad eseguire con professionalità e distacco il suo mandato, non fosse che l'immarcescibile Alphonso, ovvero la star da eliminare, è davvero il suo idolo, la sua passione, e del divo conosce alla perfezione ogni sua canzone.
Fuori da questo paradiso artificiale di illusioni ed inganni, cattiveria e rivalità, la Spagna vera, quella che soffre per i licenzimenti indiscriminati, quella che lotta, spesso invano per la salvaguardia dei propri diritti, di fatto azzerati o resi nulli.
C'è molta carne al fuoco nel nuovo spumeggiante, cinico ed amaro film di Alex De La Iglesia, registapungente ed irinico che qui procede a briglie sciolte nella preparazione, prematura ma necessaria, di uno show televisivo per celebrare il Capodanno 2016, impegnando una troupe infinita tra str, ballerini e comparse, per una settimana di registrazione, tra mille difficoltà e inconvenienti.
José viene chiamato a sostituire una comparsa rimasta ferita per il crollo di una gru utilizzata per le riprese. Le malelingue attribuiscono la disgrazia alla presenza di una bella ragazza, decisamente piuttosto funestata dalle disavventure, e per questo bollata come una emerita “portasfiga”, e come tale rifuggita da tutti nonostante il bell'aspetto.
Questo, ovvero il tema dell'emarginazione, si unisce ai tanti per nulla banali spunti di questa pellicola folle e scriteriata, vitale e spiritosa, acida e pungente, che in effetti ha molto da dire e da comunicare.
Bravi, spiritosi ed ironici gli attori, tutti piuttosto noti in terra iberica. Tra tutti citiamo almeno quel grande di Carlos Areces, un prezioso jolly di questo Noir film Festival che vede in concorso ben due (straripanti) film spagnoli su 7 in totale, e dopo il divertente Anacleto.
E De La Iglesia si rivela ancora una volta un regista acuto, magari non geniale, ma di certo un attento ed ironico osservatore di tutte le ipocrisie, le cattiverie, le bassesse che ci rendono vivi e frustrati, alla perenne ricerca, spesso vana, di realizzazione e compiutezza in questo sporco mondo necessario.
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