Regia di Nicholas Ray vedi scheda film
La donna del bandito ha molti pregi ed anche il difetto oggettivo (anche se ovviamente incolpevole) che vederlo oggi non è la stessa cosa di averlo visto quando uscì (ma anche di questo siamo tutti innocenti). Perché, com'è ovvio, si perde quasi per intero la carica innovativa che possedeva nel 1948. L'esordio cinematografico di Nicholas Ray è infatti considerato un precursore di Gangster Story (1967) di Arthur Penn, film che di per sé apportò al cinema americano una notevole carica di novità, costituendo storicamente la prima pietra della New Hollywood. Rispetto al film di Penn, comunque, La donna del bandito ha un tono assai più cupo, nonostante l'identica ambientazione nell'America degli anni Trenta e della Grande Depressione. Il "Bowie" protagonista di questo film è un uomo dal destino inesorabilmente segnato: ogniqualvolta gli si schiude uno spiraglio di salvezza, la sorte provvede immediatamente a tapparlo. Lo strumento di questo destino avverso è un passato che continua a farsi vivo per tormentare la propria vittima. Le colpe dei criminali più anziani (i padri?) continuano a ricadere sui più giovani (i figli?) i quali hanno, dal canto loro, la sfortuna di non riuscire a ribellarsi dicendo di no. E in questo senso Ray sembra auspicare quanto accadrà vent'anni dopo in America e non solo, quando peraltro la carriera del regista si sarà già completamente esaurita (quanto meno dal punto di vista commerciale).
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