Regia di Nicholas Ray vedi scheda film
Voto: 8,5 su 10.
La donna del bandito (1949): Cathy O'Donnell, Farley Granger
Tre banditi evasi , tra cui il giovane Bowie (Farley Granger) in prigione fin da quando aveva 16 anni, giungono alla stazione di servizio di un parente che si offre di nasconderli, contando anche sull'aiuto di Mattie, moglie di un altro compare ancora detenuto. La figlia del benzinaio, Keechie (Cathy O'Donnell), è colpita dalla personalità gentile di Bowie e tra i due giovani scatta un'immediata attrazione. Il capo della banda pianifica una rapina ad una banca locale per finanziare la loro latitanza e per tirare fuori di prigione il marito di Mattie , ma le cose non andranno esattamente lisce. Bowie e Keechie si danno allora alla fuga attraverso il Midwest, braccati sia dalla legge sia dagli altri banditi che vorrebbero obbligare il ragazzo a continuare con le rapine in banca.
Debutto folgorante alla regia cinematografica per Nicholas Ray, fino a quel momento regista teatrale, che firma uno dei noir più significativi della grande stagione del genere. Ci sono i temi caratteristici del genere: il mondo spietato del crimine ed i suoi tradimenti, la disperata fuga on the road lungo le strade buie che non portano da nessuna parte, l'illusione e la disillusione, le scelte sbagliate che prima o poi presentano irrimediabilmente il conto.
Si tratta tuttavia di un'opera atipica nel suo essere un noir romantico, dove alla rappresentazione dell'ambiente criminale Ray preferisce la storia d'amore tra i due protagonisti. Si capisce subito dalla poesia con cui filma la nascita dell'attrazione (bellissima la scena in cui lei gli massaggia la schiena) e poi durante tutta la pellicola l'evoluzione del loro rapporto di coppia, i momenti di tenerezza e le discussioni sul futuro insieme saranno sempre altrettanto importante dell'azione della fuga.
Il focus emozionale del film è imperniato sull'empatia e l'identificazione con la giovane coppia e con le loro speranze ostinate di costruire una vita insieme, nonostante l'ombra dei reati che Bowie ha commesso, a cui è stato indotto da chi si è approfittato della sua giovane età ed ingenuità, non smetta un attimo di inseguirli e li costringa ad una vita fuggiasca e notturna (di qui il titolo originale they live by night). Il protagonista maschile, gentile e sensibile, nonostante la sua complicità nelle rapine si capisce benissimo che è fatto di tutt'altra pasta, che è stato messo in mezzo perché era ed è tuttora un ragazzino che non riesce più a cavarsi fuori dalla trappola in cui è caduto per inesperienza. La ragazza si illude di sfuggire da un ambiente contiguo al crimine in cui è cresciuta e che detesta unendosi ad un giovane che ne appare l'opposto , ma che ha avuto il destino segnato da quel medesimo ambiente.
La donna del bandito (1949): Howard Da Silva, Farley Granger, Cathy O'Donnell, Jay C. Flippen
Ray si schiera totalmente dalla parte di questi ragazzi ribelli, cuori puri in rotta con il mondo degli adulti ingiusto e crudele in cui sentono di non riuscire a trovare il loro posto (tematiche che segneranno anche la più conosciuta opera del regista, Gioventù Bruciata con James Dean). Tratto caratteristica della gioventù è la speranza caparbia e utopica, in questo caso l'illusione di una vita serena e onesta: Bowie ingenuamente si illude di poter assumere un avvocato per dimostrare la propria innocenza, prospettiva che ha la solidità del brandello di articolo legale su un caso di un minorenne assolto dalla Corte Suprema che si porta in tasca. Lo sguardo dell'autore sugli errori ed i limiti dei personaggi non è mai giudicante: la stessa Mattie, la cui scelta per salvare il marito segna tragicamente il destino dei protagonisti, non viene giudicata, anche per il suo dramma personale c'è empatia e comprensione.
Ottima la sceneggiatura di Charles Schnee, Edward Anderson e dello stesso Nicholas Ray, tratta dal romanzo Thieves Like Us , compatta ed avvincente nello sviluppo dell'intreccio , capace di rappresentare con tenerezza un sentimento che ci appare sempre autentico e mai sdolcinato o fasullo, di rendere l'angoscia di sentirsi costantemente braccati sapendo però stemperare la tensione con l'ironia e lo humor. Lo script dimostra non solo precisione psicologica nella scrittura dei protagonisti, ma anche attenzione nel delineare i personaggi di contorno: il bandito ”orbo” Chicamaw, così suscettibile alla propria immagine mediatica veicolata dai giornali (Howard Da Silva), Mattie la tormentata donna del bandito disposta al tradimento per liberare il marito detenuto (Helen Craig), il venale celebrante matrimoni-express per 20 dollari, il cordiale affittuario del bungalow con il bambino suo figlio.
La donna del bandito (1949): Howard Da Silva, Farley Granger, Cathy O'Donnell, Jay C. Flippen
Subito evidente l'abilità registica dell'esordiente Nicholas Ray, che per nulla condizionato dal suo curriculum teatrale già dimostra padronanza assoluta del linguaggio cinematografico, evidente con l'intensità espressiva dei primi piani, il ritmo serrato, il felice inserimento di una sequenza musicale jazz e le riprese in elicottero dell'incipt che rappresentarono un'innovazione per il cinema hollywoodiano che fino a quel momento aveva usato le riprese aeree solo per i paesaggi e non per l'azione.
Lo potete trovare su RaiPlay , in una versione non restaurata e ridoppiata in italiano negli anni 80, che comunque vale assolutamente la visione.
Voto: 8,5 su 10
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Grande noir,sono i film che ho amato di più della vecchia Hollywood, grazie del commento
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