Regia di Alan J. Pakula vedi scheda film
"Sophie's choice" è un bel film drammatico, in genere un po' sottovalutato dalla critica (anche se in Italia critici prestigiosi come Kezich e Grazzini ne parlarono in termini molto positivi), tratto da un best-seller di William Styron molto conosciuto negli Stati Uniti e vincitore di un premio Pulitzer, che affronta la tragedia di una donna polacca scampata all'Olocausto che nasconde un doloroso segreto. Qualcuno lo ha accusato di essere "sovraccarico, ingarbugliato e prolisso", ma in realtà è soprattutto un film dal contenuto piuttosto forte in termini emotivi, forse un po' lungo nei suoi 150 minuti di proiezione, ma drammaturgicamente ben strutturato (la parte migliore resta quella dei flashback sul passato di Sophie, che sono stati inseriti efficacemente nel corpo del racconto). Sull'interpretazione di Meryl Streep sono state spese molte lodi, ed effettivamente la sua performance è un vero capolavoro di immedesimazione nel personaggio e un tour de force dal punto di vista psicologico, reso col consueto perfezionismo dell'attrice che imparò il polacco per affrontare la parte; ottimo Kevin Kline nel ruolo del fragile Nathan, qui al suo esordio al cinema, e di buon livello anche l'inedito Peter Mac Nicol nel ruolo dell'aspirante scrittore Stingo. La fotografia di Nestor Almendros è di alta scuola, la regia di Pakula ha una buona tenuta complessiva ed eccelle nei primi piani degli interpreti, e ad aumentare l'emozione del film contribuiscono un toccante tema musicale di Marvin Hamlisch e una bellissima poesia di Emily Dickinson recitata dalla voce narrante di Stingo. È un film un po' all'antica, un melodramma che non ha paura delle scene madri, una crudele dissezione di un certo collaborazionismo coi Nazisti che avvenne anche in Polonia, un racconto triste, a tratti buffo e commovente, con picchi emotivi devastanti come la famosa scena della "scelta" di Sophie su quale figlio salvare dal campo di concentramento, una performance da Oscar che rimane una delle più apprezzate della Storia del cinema americano da parte dell'attrice, che riesce a non fagocitare i due colleghi comunque meritevoli, un monito significativo alla Memoria di crimini fra i più abbietti della Storia dell'umanità. Pakula, dopo alcuni film notevoli negli anni 70, trovò qui uno degli ultimi guizzi di una carriera nel complesso onorevole.
voto 8/10
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta