Regia di Robert Rossen vedi scheda film
Ottimo film sul pugilato, il cui tema, in fondo non è così dissimile dal più tardo e perfetto "Spaccone". E' la storia di un uomo che, per i soldi e il successo, trascura gradualmente ciò che conta nella vita, come l'amicizia e l'amore. Scende sempre più a compromessi, finchè giunge a far schifo a se stesso. La coscienza ululante viene finalmente seguita, facendolo stare "così bene come mai prima". E' la storia di una reazione al male, di un riscatto morale, declinabile in tutti gli ambienti e in tutte le epoche. Il mondo sarebbe diversissimo se tutti facessero così, al posto di accettare compromessi sempre più pesanti col marcio e il corrotto. Per il resto, il film è un riuscitissimo ritratto del mondo del pugilato (che potrebbe essere quello di altri sport o attività), col suo arrivismo, con la sua violenza (inseparabile da questo sport) e con la sua corruzione. I ritratti umani sono profondi e convincenti, e anche i cattivi hanno squarci di umanità e di coscienza, però prontamente da essi soffocati (vedasi la scena del negro stordito sul lettino). Polonsky mette per fortuna da parte il suo comunismo (a differenza del "Roamnzo di un ladro di cavalli) e usa le sue doti per scavare nell'animo umano e tracciare il netto, anche se a volte sottile, confine tra bene e male. Da vedere, anche perchè poco visto (sono solo la seconda opinione).
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