Regia di Tonino Guerra, Andrej Tarkovskij vedi scheda film
documentario televisivo sulla lavorazione di Nostalghia,trasmesso dalla Rai nel 1983, anno in cui il film è stato realizzato riprende i sopralluoghi per reperire le location del film.
Mi stupiscono gli artisti che ritengono di creare liberamente se stessi e ciò che sia effettivamente possibile: l’artista è condannato a comprendere di essere il prodotto del tempo e delle persone tra le quali egli vive.
Come ha scritto Pasternàk:
“Non dormire, non dormire, artista,
Non abbandonarti al sonno…
Tu sei l’ostaggio dell’eternità,
il prigioniero del tempo…”
Tarkovskij, Scolpire il tempo
Nostalghia(nel 1986 gira Sacrificio) è il penultimo film di Tarkovskij, girato in Italia, sceneggiato insieme a Tonino Guerra, con Beppe Lanci direttore della fotografia.
Tempo di Viaggio è un documentario televisivo sulla lavorazione di Nostalghia,trasmesso dalla Rai nel 1983, anno in cui il film è stato realizzato. Il documentario di 63 minuti riprende i sopralluoghi per reperire le location di Nostalghia. Tonino Guerra viaggia con Tarkovskij, una traduttrice, il direttore della fotografia Luciano Tovili e l’addetto al montaggio Franco Letti, alla ricerca dei luoghi che il regista dovrà scegliere per le riprese.
Nato come uno sguardo al processo creativo di scrittura di una sceneggiatura, il film è un racconto di amicizia, simpatia fra due poeti, identità di sguardo, viaggio estivo in un’Italia oggi irriconoscibile fra Toscana, Campania e Puglia.
Si respira un’aria casalinga, un placido trascorrere del tempo ora in casa, fra libri, arredo vintage e leggero stormire di foglie sul terrazzino della casa toscana di Tonino, una Olivetti poggiata su una sedia, fogli svolazzanti e disordine endemico, ora in luoghi d’Italia che Tonino vuol far conoscere all’amico Andrej (o Andrea, come lo chiama spesso).
Andrea, “l’angelo coi baffi”, mite, bonario, segue l’amico irruento, la sanguigna vena romagnola fa un bel contrasto con l’ascetica compostezza dell’icona russa, il legame tra i due si respira, dà luce alle scene, avvolge il viaggio in un sorriso.
E’ un ricordo, ora a casa a ripensare i luoghi trascorsi e preparare la sceneggiatura.
Il grande affresco della Madonna del Parto di Piero della Francesca a Monterchi apre e chiude il filmato, Nostalghia partirà da lì e si svilupperà nel luogo scelto da Andrej dopo lunga ricerca.
I luoghi d’Italia che durante l’estate Tonino ha offerto ad Andrej come gioielli di famiglia hanno punteggiato il loro viaggio nel Sud, ma questa Italia di borghi medievali, stradine strette, poca profondità di campo non è quello che Tarkovskij cerca per il suo film. I grandi spazi della sua Russia, le panoramiche infinite sono il suo mondo e la costiera amalfitana, il barocco leccese, Trani e la sua cattedrale sul mare, ville importanti di tempi di nobiltà e livree, sono fin troppo belli, ma lontani.
Le guide si danno da fare, spiegano, fanno del loro meglio, la traduttrice cerca le parole, Tonino gongola.
Andrey guarda in silenzio, con partecipazione, a tratti passa una mano sul casco di capelli neri, le rughe sono tante ma il suo corpo è giovane, un ragazzo dai jeans e giubbotto eterni, la malattia sembra ancora lontana.
La bellezza dei luoghi è tanta, troppa, e troppo turistica. Per il suo film ha bisogno d’altro, di quella fontana che occupa tutta la piazzetta a Bagno Vignoni, con il vapore che si alza dall’acqua all’alba “ … turbinando tutto intorno, un’atmosfera misteriosa, molto triste, desertica … E’ il posto principale per lo svolgersi dell’azione del nostro futuro film”.
Nostalghia nascerà lì, un film liquido, di pioggia e acqua, pozzanghere, scoli da soffitti bucherellati.
E’ il film della vita che nasce e della morte che attende, dello sciogliersi delle cose, dilavate, scolorite dal tempo.
Andrej a tratti si lamenta perché gli sembra di essere in vacanza invece di lavorare, Tonino non disarma, da buon fratello maggiore di un fratellino geniale insiste, vuole che tutta quella bellezza gli resti dentro, magari non gli servirà, ma farà parte di lui.
Gli ha recitato una sua poesia, all’inizio, tradotta in italiano dal dialetto. Così capirai qualcosa, dice.
Io non so che cos'è una casa.
Un cappotto? O è un ombrello se piove?
L'ho riempita di bottiglie stracci anatre di legno tende ventagli.
Sembra che non voglia uscire mai.
Allora è una gabbia?
Che chiude tutti quelli che passano
anche un uccello come te sporco di neve.
Ma la roba che ci siamo detti
è così leggera che non resta chiusa qui.
Nel finale Andrej gli chiede la stessa poesia, ma in dialetto.
Un dialetto, quello romagnolo, come tutti i dialetti fatto solo per quelli che lo parlano. Ma Andrej vuole il suono delle parole, la loro anima, la musica del linguaggio.
Il tempo del viaggio è anche il tempo dei discorsi sull’arte, sul cinema, sulla vita.
E’ il tempo delle risposte a quelle domande che val la pena di fare a certe persone perché le risposte saranno di sicuro memorabili.
I registi amati, i consigli ai giovani registi, il film che non ha mai fatto.
Dovzshenko, Bresson, Vigo, Antonioni, Fellini, Mizoguchi. Di ognuno in poche parole coglie lo spirito più profondo. E Bach, Bresson, Leonardo e Tolstoj i suoi numi tutelari.
Ai giovani dice che un artista è soggetto a pressioni e problemi allo stesso livello di un compositore, poeta o musicista. Ecco perché è essenziale essere sempre sé stessi e fedeli alle proprie radici.
"Il cineasta è un artista, né più né meno di un pittore o un musicista e, come questi, deve consacrarsi interamente alla sua arte. Bisognerebbe accettare l'idea che il cinema è un'arte difficile, seria e che richiede dei sacrifici. È il cineasta che appartiene al cinema e non il contrario. Bisogna servire, bisogna sacrificarsi all'arte".
In forme colloquiali, evidentemente meno articolate che nei suoi libri, affiorano i temi di Scolpire il tempo, La forma dell’anima, Luce istantanea.
E’ un parlare tra poeti amici nel tempo di un viaggio. Spazio, tempo, linguaggio.
Non deve accadere nulla, solo immagini e parole, vita con la sua poesia.
“Quanto alla poesia, io non la percepisco come un genere. La poesia è una sensazione del Mondo, è un tipo speciale di rapporto con la realtà. In tal caso la poesia diventa una filosofia che guida l'uomo durante tutta la sua vita.” (da Scolpire il tempo)
Quel “tipo speciale di rapporto con la realtà” è in ogni momento, come nella risposta all’ultima domanda di Tonino: “Andrea, non mi hai detto se ti piace la mia casa”.
Andrej lo guarda con quel suo sorriso appena accennato e gentile e dice: “Certo, mi piace”, poi tocca il vecchio stipite scrostato, fa scorrere un dito, infila le braccia tra i ferri arrugginiti della grata alla finestra e sembra una carezza.
www.paoladigiuseppe.it
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