Regia di Karen J. Lloyd vedi scheda film
Ci sono Barbie/principessa e Barbie/rock’n’roll (come no), e c’è uno scambio di Barbie/persona: la prima finisce nel campus estivo dedicato alla musica pop, la seconda in quello per la formazione di madame (da leggere in italiano) reali. Non sottovalutano le conseguenze dell’errore, queste Barbie/poli-opposti: cercano di adeguarsi all’ambiente, scendono al compromesso, si fanno accettare per quel Barbie/che-sono. Una prova dopo l’altra, sotto lo sguardo vigile dei tutor, tra l’entusiasmo posticcio e la cattiveria oratoriale del gruppo di pari, fino allo scontro finale tra Barbie/campus. Alla fin fine pop e nobiltà si fondono tra gli applausi, in un concerto trionfante di fronte a giudici da X Factor, mentre i tutor si abbracciano: il Barbie/fattore è il lieto fine, nel nome del glamour. A voler fare i cinefili il film è Una poltrona per due imbambolato e aggiornato alle versioni d’oggi del racconto epico/sportivo, alias il film danzereccio alla Step Up & discendenti e il talent show in tv. A fare i sociologi dei media qui no, non ci mettiamo nemmeno. A essere seri è un prodotto di branded entertainment che può piacere solo a piccolissimi bimbi, utile a lanciare la serie di bamboline in abiti da popstar tranquillizzando i genitori: un rilancio d’immaginario sotto il segno dell’immobilismo, per ricordarci che Barbie sa essere nuova (meticcia, con chitarra e mèches blu), pur non rinunciando all’aura da classico e agli antichi valori. Rock’n’roll!
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