Regia di Otar Iosseliani vedi scheda film
68° FESTIVAL DI LOCARNO - CONCORSO
Ritroviamo l'instancabile ironico maestro di cinema georgiano ed ottantenne Otar Iosseliani con CHANT D'HIVER, girotondo surreale ed arguto che sorvola vari momenti della storia degli ultimi quattro secoli, per dimostrarci come la bizzarria dei comportamenti di certi eccentrici personaggi e le maniacali attitudini mentali restino le medesime lungo distanze storiche e periodi eterogenei del corso dell'esistenza umana.
La circostanza è alla fine il presupposto per il vecchio regista, di riaffrontare i suoi personaggi di sempre, la furbizia che muove l'uomo e aiuta a preservarlo dai problemi e dalle avversità di un mondo sempre troppo avaro di soluzioni ideali e positive. Ed è anche l'occasione per il regista per dimostrare una volta di più come la tendenza dell'uomo a sfogare e dare una soluzione ai propri problemi con guerre e regolamento di conti, risulti la soluzione più attraente e immediata a cui l'essere umano finisca sempre per ricorrere, affascinato e motivato dal ricorso alla violenza e al sopruso.
Sempre gli stessi volti che delineano epoche storiche differenti, ma caratterizzate dalle medesime problematiche: quelle che rendono l'uomo un essere perennemente fragile e corruttibile, volto a raggiungere il proprio appagamento a discapito di chi gli sta vicino.
Lo stile sarcastico e brillante, disincantato e feroce è sempre lo stesso, ma forse una certa ripetitività di situazioni e circostanze, rende da troppo tempo il cinema del grande autore georgiano, un po' troppo fine a sé stesso, schiavo di teoremi e punti di vista che finiscono per ritornare fino all'ossessione, rischiando la maniera laddove un tempo tutte queste caratteristiche venivano comprese ed interpretate come una forza di carattere e un motivo di denuncia, che ora finisce per trasformarsi in ripetizione ed esercizio di stile, in un caos narrativo che ora comincia davvero a lasciare perplessi. Nel cast eterogeneo, pure Enrico Ghezzi.
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