Regia di Massimo Coppola vedi scheda film
Il regista Massimo Coppola si reca in un campo rom nelle periferie romane per cercare gli interpreti di un film sull’immortale storia di Romeo e Giulietta. Realtà e finzione, però, finiscono molto presto per intersecarsi.
Un po’ documentario e un po’ fiction, il Romeo e Giulietta di Massimo Coppola – regia e sceneggiatura – ricalca lo stile dell’autore perennemente in bilico fra sociologia spicciola e commedia all’italiana, fra concreta osservazione politica e sguardo sognante, romantico e idealista, insomma fra il serio e il faceto. Quel che c’è di faceto in questo mediometraggio (poco meno di un’ora di durata) è fin da subito evidente: Coppola entra in un campo rom nelle periferie della Capitale e coinvolge gli abitanti del posto in interviste strampalate, casting sui generis e provini ad alto tasso di (auto)ironia; il lato serio della faccenda, che è poi quel che rende Romeo e Giulietta un interessante documento al passo con i suoi tempi, è la partecipazione spontanea e senza mezzi termini di persone che nel nostro quotidiano tendiamo piuttosto a considerare alieni, eterni stranieri nelle “nostre” città. Con la partecipazione nei panni di sé stesso di Valerio Mastandrea, il film procede a ritmo serrato raccontandoci da vicino l’esperienza di tutti i giorni in un luogo altrimenti misterioso come un campo nomadi. Prodotto dalla Rai, questo lavoro è il felice e atteso ritorno, a cinque anni di distanza dall’esordio nel cinema a soggetto con Hai paura del buio (2010), per un autore attento alla realtà sociale, alla contemporaneità e a non prendersi mai troppo sul serio come Coppola. 6,5/10.
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